Tragedia di Revine, parlano gli animatori indagati: «Mariia e gli altri bimbi erano sorvegliati»

Martedì 2 Agosto 2022 di Claudia Borsoi e Maria Elena Pattaro
Indagati gli animatori sulla tragedia di Revine dove ha perso la vita la piccola Mariia

REVINE LAGO - «I bambini erano divisi in quattro gruppi, ciascuno sorvegliato da un animatore. Quando a turno li abbiamo portati in acqua, mi sono posizionata verso il centro del lago, segnando la linea che i bimbi non dovevano superare». Tiffany De Martin, 21enne di Fregona, è una delle cinque persone (quattro animatrici e una suora) indagate per la morte di Mariia Markovetska, la bimba ucraina di 7 anni affogata mercoledì pomeriggio, 27 luglio, nelle acque del lago Santa Maria, a Revine, mentre era in gita con il centro estivo organizzato dall'istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto. Subito dopo la tragedia la Procura di Treviso ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo e omessa vigilanza. «Mariia non faceva parte del mio gruppo, io ne sorvegliavo un altro, bambini di 7-8 anni». Il suo gruppo e quello della piccola rifugiata erano impegnati insieme nella balneazione. «Il bagno era stato organizzato a turni - aveva spiegato Suor Maddalena, responsabile amministrativa del Campus San Giuseppe all'indomani della tragedia -.

I gruppi di bambini erano sorvegliati a vista dagli animatori, che creavano una cintura in modo che i ragazzi non si spingessero troppo in là». «Il mio gruppo è stato il primo a uscire. Stavo accompagnando i bambini al bar, a prendere la merenda, quando è scattato l'allarme perché la bambina non si trovava. L'abbiamo cercata subito, in acqua e a riva» racconta Tiffany De Martin attraverso il suo legale di fiducia, l'avvocato Enrico D'Orazio. È ancora molto scossa, tanto da aver sospeso il servizio al campo estivo: «Sono sconvolta, non so se tornerò a fare l'animatrice».


LE INDAGATE
Insieme a lei sono finite sotto inchiesta Martina Paier, 22 anni di Vittorio Veneto, l'animatrice che aveva in custodia il gruppo di Mariia (avvocato Stefano Arrigo), le due responsabili Simonetta De Ronch, 55 anni e Camilla Rizzardi, 36 anni, e suor Maddalena, al secolo Marina Baro. «Ho contato i bambini e mi sono accorta che Mariia mancava. L'ho detto agli altri, l'abbiamo cercata subito ma non mi do pace» aveva raccontato tra i singhiozzi Martina Paier all'infermiera fuori servizio che era stata tra i primi soccorritori della piccola Mariia. Delle due responsabili, soltanto Da Ronch, assistita dall'avvocato Stefano Pietrobon, era presente al momento della tragedia. «L'iscrizione al registro degli indagati è un atto dovuto per procedere con gli accertamenti peritali - precisa il legale - ma questo non significa che la Procura abbia ravvisato precise responsabilità. In questa fase preferiamo mantenere il silenzio». Rizzardi invece è andata via all'ora di pranzo, riferisce il suo avvocato Valentina Sartor. Suor Maddalena invece si sarebbe precipitata al lago appena saputo della tragedia. I bambini, circa una sessantina, erano divisi in quattro gruppi, ciascuno sorvegliato da un animatore. A completare lo staff, oltre alle responsabili adulte, ci sono anche alcuni aiuto-animatori minorenni. Oggi verrà eseguita l'autopsia sul corpo della piccola: la Procura ha affidato l'incarico al dottor Antonello Cirnelli e le indagate potranno nominare un loro consulente di parte. Al medico legale spetta il compito di dare una risposta certa sulla causa della morte di Mariia, se si sia trattato di annegamento o malore. Fondamentale anche capire quanto tempo sia passato dalla sparizione della piccola al suo ritrovamento in acqua: alcuni testimoni parlano di 50 minuti di buio.


LE REAZIONI
Per il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo l'iscrizione dei nomi nel registro degli indagati «è un atto dovuto da parte di coloro che hanno il compito di accertare la dinamica dei fatti. Assicuro la mia preghiera per tutti coloro che sono coinvolti in questo tragico evento». Domani alle 9.30 al Campus San Giuseppe di via del Fante ci sarà un momento di preghiera sarà presieduto da don Andrea Forest, direttore della Caritas diocesana. che ha aperto una raccolta fondi per contribuire al rimpatrio della salma ( Fondazione Caritas Vittorio Veneto onlus, IBAN IT 30 L 02008 62196 000104583709, specificando nella causale: Emergenza Ucraina - per Mariia).

 

Ultimo aggiornamento: 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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