Anna, la bambina che non poteva ridere operata dai chirurghi di Treviso

Mercoledì 31 Luglio 2019 di Mauro Favaro
Anna, la bambina che non poteva ridere operata dai chirurghi di Treviso
TREVISO - Non c'è nulla di più atroce di una bambina che non può sorridere. Anna, il nome è di fantasia, piccola di tre anni che vive in Emilia Romagna, non poteva farlo a causa di una grave malformazione a livello mandibolare. La sua bocca si apriva di appena due millimetri. E questo le impediva anche di masticare, lavarsi i denti e andare dal dentista. La sua famiglia aveva cercato più volte di risolvere il problema. Molti ospedali, però, si erano rifiutati di operarla, consigliando di posticipare l'intervento per ridurre i rischi anestesiologici e chirurgici. La svolta è arrivata quando i genitori si sono rivolti all'ospedale di Treviso. La bambina è stata accolta nell'unità di chirurgia maxillo-facciale, centro di riferimento regionale per questo tipo di disfunzioni, e sottoposta a un intervento chirurgico articolato in due fasi.
 
I medici hanno messo da parte i comuni trapani con frese rotanti, sarebbero stati troppo pericolosi per la piccola paziente, scegliendo di usare uno speciale bisturi estremamente preciso che sfrutta le micro-vibrazioni degli ultrasuoni. Le cose sono andate per il meglio. A distanza di quattro mesi Anna può aprire la bocca fino a due centimetri e mezzo. Può finalmente sorridere, mangiare con facilità, mantenere una corretta igiene orale e sostenere senza troppi problemi tutte le cure odontoiatriche necessarie. E soprattutto non presenta deficit neurologici legati all'intervento. 

LA PATOLOGIA
«La bambina era affetta dalla sindrome di Alagille, con ipoplasia mandibolare e anchilosi dell'articolazione temporo-mandibolare di sinistra fa il punto Luca Guarda Nardini, direttore dell'unità di Chirurgia maxillo-facciale dell'ospedale di Treviso, già presidente della Società italiana disfunzioni e algie temporo-mandibolari e responsabile scientifico del master in Disordini cranio-mandibolari dell'Università di Padova considerata la grave situazione della paziente, dopo un'attenta valutazione clinica fatta assieme agli anestesisti pediatri, abbiamo deciso di intervenire chirurgicamente». 

È stato fatto un lavoro eccezionale. Malformazioni del genere sono rarissime nei bambini. In più, la mandibola di Anna era molto piccola. Non sarebbe stato possibile rimuovere la fusione articolare senza danneggiare la stessa mandibola e i denti. Da qui la decisione di intervenire in due fasi. 

IN DUE FASI
«Nel primo intervento abbiamo applicato un distrattore osseo per allungare la mandibola di un millimetro al giorno, ottenendo, alla fine del trattamento, un allungamento di 15 millimetri spiega il primario la seconda fase chirurgica è avvenuta a distanza di quattro mesi, una volta eseguita la completa attivazione del distrattore e ottenuta una valida calcificazione della porzione mandibolare creata. Il secondo intervento è consistito nella rimozione del distrattore, nell'asportazione del blocco anchilotico articolare e nel rimodellamento osseo della branca montante mandibolare, per rendere possibile l'apertura della bocca».

In questa ultima operazione l'équipe chirurgica ha usato un bisturi speciale. «Un bisturi piezoelettrico che sfrutta le microvibrazioni degli ultrasuoni specifica Guarda Nardini si tratta di un bisturi di grande precisione in grado di tagliare a basse temperature i tessuti duri preservando completamente quelli molli, tra cui i nervi, anche in caso di contatto diretto».

E così il volto di Anna ha potuto finalmente illuminarsi e allargarsi in un sorriso.
Mauro Favaro 
Ultimo aggiornamento: 12:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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