Angela bloccata a Cherson in Ucraina: «Aiutateci a farla ritornare»

Venerdì 4 Marzo 2022 di Pio Dal Cin
Giovanni Tommasella con la moglie Angela rimasta bloccata a Cherson, la prima città ucraina presa dai russi

CODOGNE' - Angela è una donna di 52 anni originaria dell’Ucraina che vive a Codognè da nove anni. Quando il conflitto è scoppiato si trovava nel paese natale e ora è bloccata nell’inferno di Cherson, la prima città Ucraina a essere completamente caduta in mano dei russi. Il suo compagno è molto preoccupato. Cherson si trova nel sud del Paese, nei pressi dell’estuario del fiume Dnepr. Da quanto si apprende sarebbe impossibile uscire in strada: i russi sparano su chiunque si avventuri fuori dalle case. Angela era partita da Treviso il 21 febbraio scorso dopo che la sorella l’aveva avvertiva che la madre Nadia, 79 anni, era stata colpita da un infarto e necessitava assistenza. Aveva percorso i 600 chilometri che separano Codognè da Kiev a bordo di un pullman, viaggiando tutta la notte.

Tre giorni dopo, giovedì 24 febbraio, l’inizio delle ostilità da parte dell’esercito russo. Ogni tentativo di rientrare a Codognè è reso vano dalla distruzione dei collegamenti: la ferrovia è stata messa fuori uso dai missili, così come ogni altro mezzo di comunicazione via terra. In pochi giorni i combattimenti si sono intensificati. Angela, assieme alla mamma, alla sorella e al nipotino di 8 anni si sono rifugiati nello scantinato sotto casa. Quaranta metri quadrati, un pavimento di cemento, senza luce, elettricità o riscaldamento. La madre convalescente dopo l’infarto.


TIMORI E SPERANZE


A Codognè il suo compagno, Giovanni Tommasella, trattiene a stento le lacrime mentre racconta la sua angoscia. Sul terrazzino al primo piano della sua casa a Cimavilla sventola la bandiera gialla e blu, una speranza a cui aggrapparsi. «Non dormo più tranquillo da giorni - confessa l’operaio - Angela e io ci siamo conosciuti dieci anni fa. Lei era in Italia da vent’anni, prima nel salernitano poi qui in Veneto. Avevo bisogno di assistenza per la mia anziana madre e lei si era presentata. Quando la mamma è mancata, Angela è rimasta con me: tra noi era nato un legame che continua da allora. Ora non riesco a darmi pace». Giovanni spiega che Angela sapeva che la situazione fosse tesa in Ucraina, ma nessuno avrebbe mai creduto che Putin potesse invadere il Paese, e di fronte all’emergenza della mamma non aveva potuto tirarsi indietro ed era partita senza pensarci due volte. «L’ho sentita al telefono l’ultima volta mercoledì notte - ricorda Giovanni- Oggi (ieri, ndr) mi ha mandato un video dove si vedono undici carri armati fuori dalla finestra, ognuno ha circa una ventina di soldati a bordo. Nei messaggi che mi ha mandato mi ha detto che uscire è impossibile, i russi sparano a qualsiasi cosa si muova. Sono preoccupato per la loro vita. Il cibo inizia a scarseggiare. Si stanno arrangiando con patate e pane, ma per quanto potranno durare? Chiedo solo che, se ci fosse un modo di andare a farli uscire attraverso un corridoio umanitario, qualcuno mi aiuti».


IL PRIMO CITTADINO


Al suo appello si aggiunge anche quello del sindaco di Codognè Lisa Tommasella: «È incredibile vedere come la guerra tutto a un tratto arrivi così vicina. Sapere che una nostra concittadina è in pericolo ci fa capire la drammaticità di questo assurdo conflitto. Aggiungo la mia voce e quella di tutta la cittadinanza a quella di Giovanni affinché qualcuno, qualche associazione umanitaria, privati o chiunque possa farlo, di aiutare questa famiglia ad uscire da questo inferno. Ci siamo attivati con tutti i mezzi possibili, ma quando è arrivata la notizia che la città è stata presa dalle truppe russe abbiamo perso la speranza di poterla evacuare assieme alla mamma, alla sorella, al nipotino. Spero solo che qualcuno ci possa aiutare anche se mi rendo conto dell’estrema difficoltà che un’operazione del genere comporta».

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci