Anastasio al New Age: «Sul palco porto il cuore»

Mercoledì 20 Aprile 2022 di Federica Baretti
Anastasio in scena al New Age (foto Rizzo)

L’INTERVISTA

Unica data veneta, giovedì 21 aprile, al New Age per Anastasio, il rapper 25enne di Meta vincitore di “X Factor” nel 2018. L’artista proporrà a Roncade (info e biglietti su www.magellanoconcerti.it) i brani del suo secondo disco, “Mielemedicina”, pubblicato a fine febbraio su Epic/Sony Music a due anni dal debut album “Atto Zero”.

Anastasio, è un ritorno sulle scene dopo due anni.

Qual è lo stato d’animo?

«Sono gasato, i concerti fatti finora sono stati tutti molto divertenti, con un bel pubblico. Mi sono sentito molto sicuro di me sul palco, le paure che ci potevano essere dopo due anni di stasi, si sono volatilizzate».

Che concerto vedremo?

«Molto vario e suonato perché ci sarà la band e anche molta improvvisazione. Non è uno di quei concerti studiati al millimetro, propongo anche un pezzo inedito, cerco di stabilire un contatto umano, che è l’unica cosa che io posso dare in più al mio pubblico quando viene a vedermi dal vivo».

Cosa cercano e cosa trovano i fan in Anastasio?

«Chi mi ascolta è ispirato dalla mia visione del mondo. Ciò che rende organico il mio ultimo album è proprio lo sguardo che ho sul mondo: il disco segna una nuova consapevolezza, è un lavoro completo, nel quale ho trovato un modo di esprimermi che mi piace molto».

Nella copertina di “Mielemedicina” c’è un cuore ricoperto di miele. Cosa significano l’immagine e il titolo?

«È una metafora che ho ‘rubato’ a Lucrezio, che racconta che quando i medici vogliono dare ai bambini l’assenzio, ricoprono prima i bordi della coppa con uno strato di miele. Il miele è la musica, la parte dolce, che aiuta a veicolare l’amaro, che sono le parole, i contenuti. In ‘Mielemedicina’ lo si nota nei pezzi più cantabili e melodici, che sono i più amari. È un album pieno di dualismi, come il miele opposto alla medicina».

I testi di “Mielemedicina” sono immaginifici, il dolore emerge crudo, così come le storie che racconti. Cosa e chi l’ha ispirata?

«Ho dedicato molto spazio alla poesia: quando parlo della mia visione del mondo mi riferisco soprattutto al mio sguardo, al mio sentire. E questo è quello che hanno fatto nella storia i poeti: hanno trasmesso il loro sentire».

Nel disco infatti ci sono riferimenti a Charles Baudelaire, Charles Bukowski, Massimo Ferretti.

«Li sento vicini, sono tutti poeti irregolari, hanno vissuto vite in conflitto con il loro tempo. Non mi voglio paragonare a questi mostri sacri, ma quello che hanno fatto è stato far sincronizzare il lettore al loro sguardo. Io vorrei che qualcuno possa vedere il mondo con i miei occhi, perché così potrà capirmi». Il cuore della copertina torna spesso nelle canzoni del disco. C’è la sabbia dentro al cuore di “Assurdo”, il cuore venduto in “Magari”, quello strappato dal petto nella ‘Dea dai due volti’”.

Che cuore ha Anastasio?

«Un buon cuore, che si è nascosto tanto. L’album indaga anche questo tema: quando uno vuole fuggire dal dolore, l’alternativa è il vuoto, che però ha i suoi effetti collaterali, perché uccide anche l’amore».

Dal punto di vista delle sonorità è un disco meno rap e più cantautoriale, è corretto?

«Il rap c’è, anche se meno rispetto al mio disco precedente. ‘Mielemedicina’ è più melodico, ma in realtà ho fatto quello che mi passava per la testa, ho lavorato più libero mentalmente. Ne è uscito un disco più melodico, perché io ho anche questa cifra».

Nell’album ci sono anche due importanti collaborazioni, con Stefano Bollani e con Boosta. Com’è andata?

«Con Bollani abbiamo scritto la canzone divertendoci, è un pezzo folle e strampalato. ‘L’uomo, il cosmo’ è invece più meditativo: Boosta ha composto un intro bellissimo e impostato l’atmosfera. È un brano che mi attraversa: ho scritto la prima strofa a 19 anni e l’ultima a 25, ma è organico, è uno di quei pezzi che non invecchiano».

Ultimo aggiornamento: 07:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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