Amputato alle mani e alle gambe, Fulvio
non si arrende: potrà guidare le moto

Giovedì 13 Settembre 2012 di Paolo Calia
Fulvio Marotto in sella a una delle sue moto
TREVISO - Prendere la patente A, quella per le moto, a 45 anni non un'impresa da tramandare ai posteri. Ma farlo pur avendo le mani e le gambe amputate qualcosa di veramente straordinario. Fulvio Marotto, carrozziere di Villorba con la passione irrefrenabile per la moto e per la vita in tutte le sue sfaccettature, c'è riuscito. Ha vinto una sfida impossibile diventando con ogni probabilità il primo a uomo, almeno in Italia, a conseguire una patente per moto con quattro amputazioni.



Da quando nove anni fa perse gambe e mani per una broncopolmonite trascurata, ha deciso che per lui e la sua famiglia la vita doveva continuare come prima. E per lui la sfida è stata non rassegnarsi. Di moto ne ha due: una da cross 450 di cilindrata e una Honda Hornet 600. È ha sempre saputo che sarebbe tornato a guidarle. Uscito dall'ospedale si è messo a disegnare e costruire delle protesi. Parti meccaniche con cui adesso scia, va in canoa, in bicicletta, in auto, in motoslitta. E in moto.



«Fino a oggi non esisteva la possibilità di dare un comando meccanico con un arto amputato
- spiega Fulvio - finalmente invece sono riuscito a trovare il modo per farlo. In questo periodo sto collaborando con l'Università di Trieste. Mi paga per sviluppare le mie idee e le mie applicazioni. Quello che ho pensato per guidare la moto potrà essere di grande aiuto anche ai normodotati».



La sua storia ha fatto il giro d'Italia: il disabile che si costruisce da solo gli arti e torna a fare tutto quello che faceva prima è diventato un simbolo. E i suoi brevetti per guidare le moto saranno utili a tutti. Quello di sincronizzazione delle marce s'ispira ai bolidi della F1: è in grado di gestire anche la regolazione della pressione sulla frizione, comporta un cambio più rapido di marcia e rende la guida più fluida e sicura. Inoltre il suo brevetto prevede un adattatore per l'arto che consente di controllare fino a nove comandi: acceleratore, freni, frecce, fanali, clacson ecc.



«Quando nove anni fa ho cominciato a pensare di tornare in moto, la questione non era nemmeno concepibile. Guidare senza gambe e senza mani era fuori discussione. La mia difficoltà più grande comunque è stata battere la burocrazia. Dopo tre anni di lavoro la mia moto era già pronta. Gli altri sette sono stati una lotta impari contro uffici e leggi che tutelano i disabili solo in teoria e non verificano lo stato dei fatti e le capacità dei singoli».



Per arrivare alla patente Fulvio ha dovuto sostenere una serie sterminata di esami. Prima una commissione di ingegneri ha studiato, pezzo per pezzo, le soluzioni meccaniche progettate. Poi, dopo un'attesa durata anni, è stato ammesso davanti alla Commissione Ministeriale dei Trasporti. Ha sostenuto un esame durato cinque ore ma, alla fine, ha ottenuto la sua patente. «Ho realizzato ciò che già avevo progettato nel mio letto d'ospedale: fare tutte le cose che facevo prima della malattia».
Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 19:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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