PAESE - (e.f.) La tavola come campo di battaglia. Un' epopea di intingoli, calorie, abbondanza. Il paradiso dei buongustai e un locale senza tempo, dove il cibo diventa conforto, ritorno all'infanzia. Così l'aveva pensata Anacleto Comin quando immaginò di creare Gargantua. Ma per rendere speciale il luogo ci voleva un ingrediente connotante: l'amplificazione. Ed è nato un ristorante di dimensioni enormi, dominato dal mastodontico Gargantua, padre spirituale degli epuloni di ogni ordine e grado, sacerdote laico di mangiate e bevute, parte di un paesaggio ormai caro ai Trevigiani. Tre anni di progettazione. Poi nel 1997, l'apertura ufficiale. Migliaia di persone sono passate dentro la pancia del Gigante in 23 anni. Ma la magniloquenza è stata forse anche la causa della fine dell'avventura. «Il Gargantua's ha avuto anni di grande successo spiega il proprietario Anacleto Comin -, ma purtroppo le mode cambiano, e o ci si adegua o si rischia di perdere il passo». Un libro sul Gargantua non lo scriverà mai, ma a qualche amarcord si abbandona. «Quando abbiamo iniziato volevamo un locale dall'atmosfera fiabesca, per raccontare la storia del romanzo francese di Gargantua e Pantagruel aggiunge Comin era il mio sogno. Abbiamo avuto un grande successo. Chi arrivava a Treviso, non poteva non venire da noi: cantanti famosi, da Cocciante a Zucchero, ma anche il mondo della politica, e il mondo dello sport. Per non parlare dei clienti francesi: Gargantua's era raccomandato dalle guide d'Oltralpe».
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