QUARTO D'ALTINO - Altino non smetterà mai di sorprendere. Ne sono certi gli archeologi che approfittano di ogni possibilità di finanziamento per continuare a scavare e far riemergere le meraviglie della Città antica.
LA SCOPERTA
Il pavimento in cementizio fa capolino sotto i mosaici attualmente esposti e ben conservati (come quelli della Casa della Pantera) e racconta una storia ancora più antica, di un quartiere residenziale antecedente a quello esposto e che nessuno ha più visto dagli anni '60. Ma non è l'unica «novità». Nella zona dei nuovi cantieri che si sviluppano nell'area archeologica in direzione del Museo, sono riaffiorate alcune strutture murarie mai scoperte prima, una delle quali potrebbe essere la prosecuzione della banchina già scoperta in passato lungo il canale Sioncello, attivo in quest'area fino al I secolo a. C. e interrato alla fine dello stesso secolo per ampliare i quartieri abitativi della città. Ma come tutto ciò che emerge, ad Altino, ora sarà oggetto di approfondimenti. «È presto per trarre delle conclusioni definitive, gli esperti sono al lavoro, ma dopo un mese di scavi abbiamo già diverse ipotesi sulle quali lavorare - spiega Marianna Bressan, direttrice del Museo nazionale e Area archeologica di Altino -. Aspettiamo intanto tutta la cittadinanza alla scoperta degli scavi che permetterà loro di vedere cosa nasconde il sottosuolo di Altino».
LA VISITA
Nei prossimi giorni, infatti, sarà possibile per tutti gli interessati «vedere» gli scavi dal vivo, nel corso dell'iniziativa «Scavi aperti». L'appuntamento per tutti è per mercoledì 27 aprile alle 15.30 al Museo, dal quale partirà la visita condotta da Bressan e da Massimo Dadà della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna. I reperti sono riemersi grazie ai lavori, affidati alla ditta Petra di Padova, e fanno parte di una delle azioni del Grande Progetto Beni Culturali e permetteranno di trasformare Altino in un parco archeologico. E l'appuntamento di mercoledì ne offrirà un primo assaggio. Gli scavi hanno due obiettivi: la ricerca, ovvero l'attività essenziale per conoscere quello che il sottosuolo restituisce, ma anche capire se c'è margine per ridisegnare il percorso di fruizione dell'area archeologica, attraverso ritrovamenti che possano meglio illustrare l'antica città. Il progetto del Parco archeologico ha convinto il ministero, che l'ha finanziato con 1 milione e 700 mila euro.