«Senza Alessandro futuro più incerto». Era contrario agli esuberi

Martedì 29 Novembre 2016 di Mattia Zanardo
«Senza Alessandro futuro più incerto». Era contrario agli esuberi
TREVISO - Il futuro di Benetton (azienda) divide anche i Benetton (famiglia). Alessandro Benetton ha dato le dimissioni dal consiglio di amministrazione della società alla base dell'impero imprenditoriale trevigiano. Le ragioni dell'addio appaiono ormai chiare: il figlio di Luciano - che non a caso, tra i quattro fratelli fondatori, è da sempre considerato la mente industriale e creativa - non condivideva le scelte strategiche per il riassetto del gruppo. Già durante le sua breve presidenza aveva cercato di puntare su investimenti e rilancio di alcuni marchi storici. E continuava, evidentemente, a pensare che quella fosse la strada da perseguire: di fronte alla prospettiva di un piano di ristrutturazione e contenimento dei costi, con relativi esuberi, a cui si starebbe lavorando ai piani alti di Villa Minelli, ha preferito farsi da parte. 

Il suo nome, mostrano le visure camerali, è già sparito dall'organigramma del cda. Dove invece continuano a sedere, in rappresentanza degli altri tre rami della famiglia, Franca Bertagnin, Sabrina Benetton e Christian Benetton, rispettivamente figli di Giuliana, Gilberto e Carlo. I cugini avrebbero accolto con sorpresa e un certo disappunto la scelta di quello che, fino a qualche anno fa, era considerato il capofila designato della seconda generazione, arrivata in una fase ancora molto delicata. Tanto che qualcuno intravede sullo sfondo, forse per la prima volta nella storia ormai ultracinquantennale dell'azienda, un disaccordo tra le diverse anime della dinastia. L'uscita dal board di Alessandro Benetton (e ancor più le possibili motivazioni) preoccupano non poco anche  lavoratori e sindacati. «Lui aveva parlato di industria 4.0, di rilancio delle produzioni - conferma Maria Cristina Furlan, segretaria provinciale della Filtcem, il sindacato dei tessili Cgil - e non vorremmo che queste dimissioni significassero che la famiglia ha perso interesse per l'abbigliamento». 

I confederali finora non hanno ricevuto comunicazioni di esuberi. Ad acuire la preoccupazione, però, anche le voci, sempre più insistenti in fabbrica, secondo cui pure l'amministratore delegato Marco Airoldi saluterebbe entro marzo. I rappresentanti dei lavoratori dovrebbero incontrare il manager il prossimo 21 dicembre. Prima richiesta, il piano industriale: «L'abbiamo sollecitato a ogni riunione - ribadisce Furlan -. L'unica risposta è stata il progetto telai (i 36 nuovi apparecchi per i maglioni senza cuciture battezzati TV31100). Ma quella è un'operazione di immagine: darà lavoro si e no a una trentina di persone. Con tutto il rispetto, stiamo parlando della Benetton, non di una ditta artigiana».

Peraltro, non se vanno solo i consiglieri. Da inizio anno ad oggi, sottolinea la sindacalista, 104 dipendenti tra le sedi di Ponzano e Castrette di Villorba «hanno accettato gli inviti dell'azienda ad andare in mobilità volontaria, approfittando dell'incentivo. E quasi nessuno era prossimo alla pensione». L'accordo per altre dieci uscite dovrebbe essere firmato a giorni. Su circa 1.200 addetti siamo quasi al 10% del totale. Indice, secondo la Cgil, di un clima di insicurezza diffuso tra i lavoratori. Apprensione confermata anche dall'adesione allo sciopero del 18 novembre scorso (indetto per il contratto nazionale) e dal pienone alle varie assemblee. E gli incerti scenari aperti dalle dimissioni di Alessandro Benetton non possono certo rasserenare.
Ultimo aggiornamento: 12:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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