Treviso. Aperti soltanto 40 alberghi su 160: «Per la ripresa servono tre anni»

Martedì 2 Giugno 2020 di Serena De Salvador
Aperti soltanto 40 alberghi su 160: «Per la ripresa servono tre anni»
TREVISO Tre anni per tornare a regime, prenotazioni inesistenti, dubbi, timori e il rischio che la riapertura sia peggiore della chiusura stessa. É la drammatica situazione che il settore alberghiero trevigiano si trova a vivere a fine lockdown. E la ripresa pare assai lontana, specie fino a quando la libera circolazione fra Stati non sarà ripristinata. Per le associazioni di categoria la speranza è vedere sul tavolo dopo mesi di promesse aiuti concreti, ossia liquidità immediata. L'abbuono di una parte delle tasse è considerato un primo segnale positivo, lungi però dall'essere sufficiente. A dimostrarlo è il fatto che la maggior parte degli alberghi sia ad oggi ancora chiusa.

INCERTEZZA E TIMORI
«Purtroppo riaprire rischia di causare perdite e spese maggiori rispetto al tenere chiuso. Mettere in moto una struttura, specie se di grande capienza, ha costi enormi spiega il presidente di Federalberghi, Giovanni Cher a cui non si può far fronte con l'introito di tre o quattro camere su decine o centinaia. La settimana scorsa abbiamo censito 40 alberghi aperti su 160, ma con prenotazioni irrisorie. Ciò significa che riaprire non corrisponde a ripartire». Della stessa opinione è Gianni Garatti, presidente del Consorzio Marca Treviso: «L'intero settore turistico è in ginocchio. Le prenotazioni non esistono, fino a fine anno le strutture sono vuote e temo lo resteranno. Le uniche realtà che oggi possono riaprire sono quelle piccole e a conduzione familiare, con pochissimi dipendenti». Tanto per Federalberghi quanto per il Consorzio a pesare è la mancanza di regole chiare, ma anche di aiuti concreti a livello economico.

FRONTIERE ANCORA CHIUSE
Il dito tuttavia è puntato in particolar modo sulla chiusura delle frontiere. «Abbiamo ottenuto il taglio dell'Irap e la sospensione della rata Imu di maggio spiega Cher -. Sono segnali importanti, ma non sufficienti. Manca liquidità, per non parlare delle spese fisse per servizi non sfruttati come la tassa sui rifiuti. Per questo Federalberghi chiede la sospensione dell'Imu per l'intero anno, ma anche delle utenze e delle imposte di gestione. Serve maggiore sensibilità per aiutare un settore paralizzato. Domani dovrebbero riaprire le frontiere tra regioni, ma i turisti dall'estero sono spariti. Oggi nel Trevigiano non c'è turismo, ma soltanto le brevi gite fuori porta in giornata che non si possono paragonare al flusso economico prodotto dalle vacanze sul nostro territorio». «Serve coerenza a livello europeo. Ben vengano le iniziative locali, ma il turismo è sprofondato nel dramma chiosa Garatti -. Sarà l'ultimo settore a ripartire e abbiamo perso manifestazioni fondamentali in questa stagione specie nello sport. Basti pensare al posticipo del Giro d'Italia. Gli albergatori si trovano davanti non solo lo spettro del mancato guadagno, ma anche quello dei licenziamenti e dei dubbi circa le normative da seguire in tema di salute».

LE TEMPISTICHE
Le tempistiche di ripresa sono tutt'altro che brevi e la speranza è che la Marca sia capace di tornare a esercitare la sua attrattiva. Federalberghi stima che una completa ripresa si potrà registrare non prima del 2023. Una data a cui si arriverà solo attraversando la profonda incognita dell'inverno 2020/21. «Nessuno sa con certezza cosa aspettarsi aggiunge Cher -. Qualcuno teme ondate di ritorno della pandemia, altri la ritengono debellata. Solo il tempo potrà darci una risposta e darci e una prospettiva più precisa. Il Trevigiano è la meta ideale per le vacanze in sicurezza post Covid grazie all'estrema varietà di attrazioni. Dai percorsi naturalistici agli itinerari ciclabili, dall'enogastronomia allo sport fino alle città d'arte è la terra per un turismo non di massa ma selezionato. Confidiamo che questi caratteri ci facciano apprezzare ancora una volta in tutto il mondo». 
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