Air-Com. Bruno Forte e la sua azienda, l'unica in Europa che certifica i rischi di esplosione

Lunedì 4 Ottobre 2021 di Edoardo Pittalis
Bruno Fonte

Il trevigiano Forte, figlio di agricoltori, guida da mezzo secolo la Air-Com, unica azienda europea che certifica i rischi di esplosione .«Durante il boom lavoravo alla Zoppas ma volevo un'impresa mia. Dagli stampi alle barche, ho diversificato. Passioni? La musica».

NERVESA DELLA BATTAGLIA (TREVISO) - Ha incorniciato due fogli e conservato una scultura all'ingresso della sua fabbrica che l'altro giorno ha festeggiato il mezzo secolo. Qui si producono impianti di aspirazione industriali e si testano i rischi di esplosione nei luoghi di lavoro; è la sola azienda europea a certificare questo tipo di sicurezza.

La scultura è realizzata con residuati della Grande Guerra, bombe e proiettili lanciati da aerei e cannoni, trovati scavando per costruire la Air-Com che sorge a Nervesa della Battaglia, proprio dove passava il fronte e c'erano le trincee ai piedi del Montello e a un passo dalle Grave del Piave.

In una cornice Bruno Forte ha messo un acquerello che ha dipinto qualche anno fa, un paesaggio trevigiano tra pianura e collina, colori che fanno pensare a un cielo pallido. Nell'altra cornice c'è la sua prima busta-paga da apprendista appena uscito dalla scuola di avviamento al lavoro dei Giuseppini di Spresiano. Lo stipendio è quello di dicembre: 5.617 lire nette, 34 lire all'ora; comprensivo di 500 lire di gratifica natalizia. Poche anche per un ragazzo di 14 anni, allora un chilo di pane costava 150 lire. Il ragazzino di ieri ha oggi 77 anni ed è nonno di otto nipoti. Bruno Forte, di Spresiano, ha fondato e governa la Air-Com: lo stabilimento si estende su 5.500 metri quadrati, 38 dipendenti, 8 milioni di euro di fatturato. La sua è una storia che rispecchia appieno il miracolo economico in Veneto ad opera dei metalmezzadri, contadini diventati metalmeccanici e capaci di trasformarsi in imprenditori. La stalla che diventa officina; la religione del lavoro che dà vita a un modello industriale capace di assorbire le trasformazioni senza stravolgere la società. 


Era difficile la vita nel dopoguerra nel Trevigiano? 
«Papà Cesare era mezzadro a Lovadina per i Vecellio. Eravamo cinque figli, ognuno di noi aveva un lavoro da svolgere. Dopo la legge di riforma agraria i Vecellio hanno venduto tutto e papà ha smesso di fare il mezzadro. Ho fatto la scuola di avviamento professionale dai Giuseppini che avevano un laboratorio di falegnameria e uno di meccanica. Spresiano ha una storia di lavorazione del legno, i Giuseppini erano stati chiamati dalla Lazzaris che era la più grande falegnameria del territorio e dava lavoro a centinaia di famiglie di Arcade, Susegana, Villorba, Maserada Dopo le scuole sono andato a fare l'apprendista alla Turbosol e nel 1959 sono passato per tre anni alla Zoppas di Conegliano, alla catena di montaggio delle cucine: era il momento del boom economico e le fabbriche producevano a pieno ritmo. Ma la mia aspirazione era quella di arrivare ad avere un mestiere tutto mio e così sono entrato nella ditta Fratelli Benvenuti di Carità di Villorba, impianti di aspirazione per mobilifici». 


Era facile in quegli anni trovare lavoro? 
«Non facevi in tempo a chiederlo che ti prendevano. Ma non potevi dire di no al servizio militare, 24 mesi, in Marina, anche se quasi tutta la ferma l'ho passata a Roma al ministero: ho lavorato in ufficio perché aveva seguito un corso per scrivere a macchina. Sono stato congedato nel 1966 e tre anni dopo mi sono sposato con Maria, abbiamo tre figlie: Manuela, Cristina e Lisa. Poco dopo col mio amico Attilio Meneghin, mentre lavoravamo alle dipendenze, abbiamo acquistato in società un trapano, una fresatrice e un tornio con i soldi di mio suocero e degli amici. Facevamo praticamente un secondo lavoro: la sera a Tezze del Piave, in una stalla della famiglia di Meneghin, andavamo a fare stampi sino a mezzanotte. Quando è diventato impossibile fare questo lavoro furtivo, giusto cinquant'anni fa abbiamo deciso di metterci in proprio, sempre nella stalla. Poi siamo riusciti a prendere in affitto un magazzino più grande a San Michele di Piave e qualche anno dopo abbiamo costruito il nostro primo capannone a Tezze. Costruito proprio da noi, il sabato e la domenica, era l'anno dell'austerity, nei giorni festivi non si poteva circolare con le auto e così dovevamo arrangiarci. Erano anni di freddo e di nebbia che dopo non ne abbiamo più visto così, la mattina la barba si riempiva di ghiaccioli. Il fratello di Meneghin faceva il murer, alla carpenteria provvedevamo da soli. Abbiamo alzato i muri d'inverno e a Pasqua siamo entrati, quel capannone c'è ancora». 


Sempre e solo stampi nel futuro dei Forte? 
«Ci siamo diversificati quasi subito, abbiamo aggiunto anche una seconda attività, la Fome, Forte-Meneghin, con la realizzazione di articoli per le Belle Arti, sempre in metallo: cavalletti, scatole porta colori e con riserva d'acqua, attrezzi per la ceramica. Abbiamo fatto un revival di articoli perduti e abbiamo collaborato con grandi artisti anche per fare scatole personalizzate: con Gina Roma la grande pittrice veneta; con Aldo Raimondi il più grande acquerellista italiano del Novecento. A fine anni Settanta abbiamo partecipato alla prima Fiera internazionale di Milano e poco dopo siamo andati negli Usa dove avevamo un buon mercato. L'idea era quella di non aver i piedi in una sola scarpa, ma di lasciarci più possibilità. Nel 1987 abbiamo perfino acquistato un cantiere nautico a Verona, il Silent Craft, e ci siamo presentati al Salone di Genova. Più di cento barche all'anno, fino a quando nel 1993 la pesante crisi del settore ci ha indotto a vendere. Siamo tornati alle macchine per aspirazione, però con una novità: produrre componenti in maniera seriale». 


L'Air-Com quando è arrivata?
«Siamo cresciuti immediatamente e questo mi ha spinto ancora una volta ad aprire nuove porte, così nel 2004 ho voluto iniziare a studiare e produrre elementi di sicurezza sempre per impianti di aspirazione. Abbiamo incominciato con le serrande tagliafuoco certificate molto prima che la Ue unificasse la normativa. Poi, quando i nostri figli si sono inseriti nell'azienda, è stato il momento di sciogliere la società di comune accordo: era il solo modo per non creare problemi e diversificare. Avevamo già creato il quarto capannone a Nervesa per ospitare il cantiere nautico, è servito per la produzione di articoli di Belle Arti. La Air-Com è nata allora, nel 2008 abbiamo iniziato a progettare e certificare le chiusure antiscoppio, sono articoli particolari che solo due o tre produttori in Europa fanno». 


Il Covid vi ha rallentato? 
«Ci ha bastonato abbastanza, il primo anno abbiamo avuto il 30% in meno, ma ora siamo vicini ai livelli precedenti. Però c'è il problema delle materie prime e dei costi che fanno impazzire, non si trova il ferro e rallentano gli ordinativi. Abbiamo appena investito nella certificazione convinti che sia la carta vincente: per alcuni articoli antiesplosione siamo gli unici al mondo a certificare. Abbiamo un impianto interno per i test, in un anno abbiamo fatto 350 esplosioni; gli ultimi con la polvere di alluminio che è quella di massima esplosività. Ma siamo già partiti per la nostra nuova avventura: la produzione di energia idroelettrica con centrali idroelettriche, una in Cadore nella zona di Santo Stefano e un'altra nel Bergamasco. Contiamo di iniziare la produzione entro l'anno». 


Ci sarà pure uno spazio oltre la fabbrica? 
«Mi piace andare in montagna, arrampicarmi, fare ferrate. Ma anche la bicicletta da corsa con la quale vado con gli amici sul Montello. Poi sono presidente della Scuola di Musica di Spresiano dove insegna anche mia figlia e abbiamo 219 allievi. Ho suonato la fisarmonica sino ai 24 anni, andavo a suonare per i matrimoni. Ho smesso dopo il servizio militare, ma cinque anni fa ho fatto restaurare la mia fisarmonica, è una Stradella, un gioiello. Anche per questo tengo molto alla scuola di musica che seguo da 13 anni e mi piacerebbe avere ancora più spazio per portare una scuola di liutaio». 

Ultimo aggiornamento: 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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