​Addio al celibato di sangue. Un colpo letale alla schiena: Igor non si è difeso

Venerdì 5 Ottobre 2018 di Denis Barea
Florin Stingaciu (a sinistra) e Igor Ojovanu
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TREVISO - Un solo colpo inferto alla schiena. Uno solo ma letale: perché la lama, una volta penetrata sotto la spalla sinistra, ha reciso un reticolo di vasi sanguigni importanti prima di arrivare al polmone. E la morte è arrivata in pochi minuti mentre il ragazzo giaceva a terra privo di sensi in preda allo choc emorragico. Sono questi gli ultimi istanti di vita di Igor Ojovanu così come emerso dall'autopsia sul corpo del 20enne di origine moldava effettuata ieri da Alberto Furlanetto, il medico patologo incaricato dal sostituto procuratore Daniela Brunetti. Sul cadavere l'esame post mortem non avrebbe evidenziato invece nessun altro segno: nessuna traccia, in particolare, che possa essere ricondotta ad una colluttazione. Dettaglio importante, perché quella della rissa e non di una aggressione è la tesi intorno a cui ruota buona parte della linea difensiva: Florin Stingaciu e l'amico 28enne albanese Rubin Xhika sarebbero scesi in strada sfidati da un gruppo di ragazzi che stavano festeggiando un addio al  celibato. I due, spiega il loro avvocato Alessandra Nava, non avrebbero avuto con loro coltelli e sarebbero stati non gli aggressori ma gli aggrediti. E la coltellata mortale sarebbe partita nel corso di una rissa e non con l'intenzione di uccidere a sangue freddo. Ma l'autopsia sembra confermare la ricostruzione dei fatti degli inquirenti: Igor sarebbe stato raggiunto da una sola coltellata sferrata alle spalle, che si ritiene sia partita dalla mano del 26enne romeno Florin Ionut Stingaciu, attualmente in custodia cautelare nel carcere di Santa Bona accusato di omicidio volontario. A dire che è stato lui sono i testimoni oculari, che raccontano di come «Igor è stato pugnalato da Florin, che lo ha affrontato da dietro». L'arma da taglio, che ora gli esiti dell'autopsia diranno se è o meno compatibile con il coltello sporco di sangue ritrovato all'interno dell'appartamento di cui è inquilina la fidanzata del 26enne romeno, è penetrata profondamente. Qualche centimetro più in là e forse Igor si sarebbe potuto salvare ma la lama, invece, ha infierito su importanti vasi sanguigni, causando una letale emorragia letale. Quella è infatti la zona attraversata dall'arteria e dalla vena polmonare: la prima trasporta sangue dal cuore ai polmoni, la seconda compie il percorso inverso ed è l'unico vaso sanguigno venoso in cui scorre sangue arterioso. Una ferita come quella ricevuta dal ragazzo non lascia insomma scampo. 
L'INCLINAZIONEI rilievi effettuati durante l'esame autoptico, dopo aver confermato la causa del decesso, dovranno adesso stabilire la direzione del colpo e quindi illuminare le zone buie che ancora permangono sulla dinamica dell'accoltellamento. Ad una prima analisi il fendente sembrerebbe aver seguito una direzione dall'alto verso il basso. Ma la grandezza della ferita e la sua inclinazione dovranno essere messe in relazione anche con altri parametri, ad esempio l'altezza della vittima e del presunto aggressore, per stabilire anche se il colpo sia partito mentre Igor Ojovanu stava in piedi o se è invece ha raggiunto il ragazzo mentre il 20enne si trovava già a terra. Di più si saprà quando sulla scrivania del pubblico ministero Brunetti arriverà la relazione completa dell'esame autoptico, cioè entro sessanta giorni. Nel frattempo è stata accolta la richiesta della difesa di effettuare una refertazione medica delle ferite riportate da Stingaciu e da Xhika, che al pronto soccorso dell'ospedale Ca' Foncello, poco dopo la mattanza, si sono fatti visitare. Il primo per lesioni alla testa e al collo forse causate da un'arma da taglio, il secondo per un forte colpo contusivo al capo. 
Denis Barea
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