Pieve di Soligo. Accoltella l'amico, il 19enne ritratta la prima versione. Ora l'ha fatto per sbaglio

Venerdì 7 Ottobre 2022 di Maria Elena Pattaro
Il luogo dell'accoltellamento del 19enne a Pieve di Soligo

PIEVE DI SOLIGO (TREVISO) - «L'ho colpito per sbaglio mentre stavamo scappando, avevo il coltello in mano. Siamo amici, non avevo motivi per avercela con lui. È stata una tragica fatalità». Ieri mattina, 6 ottobre, Marco Szabolcs Viezzer, il 19enne che lunedì notte ha accoltellato al collo l'amico Adriano Zara ha fornito al giudice per le indagini preliminari la sua versione del gravissimo episodio. Non ha risposto alle domande del gip Piera De Stefani ma durante l'udienza di convalida ha scelto di rendere dichiarazioni spontanee. Spiegando appunto che quella sera lui e l'amico stavano scappando (dai suoi genitori, che volevano rientrasse a casa, ndr) e nella concitazione della fuga ha colpito il compagno, complice la concitazione della fuga e l'effetto dell'alcol. Un racconto che però stride con quello che Viezzer ha detto ai carabinieri al telefono, confessando il fendente: «Ho accoltellato un ragazzo, sono pronto a farlo ancora». Il 19enne è finito in manette con l'accusa di tentato omicidio: la lama, che è penetrata 8 centimetri tra la nuca e il trapezio, gli ha scheggiato una vertebra del collo. Questione di centimetri e la pugnalata poteva essere fatale. Viezzer, accompagnato in tribunale dalla madre, si trova ora agli arresti domiciliari. Il gip ne ha convalidato l'arresto, riservandosi sulla misura cautelare da applicare. Il difensore Marco Furlan ha chiesto che venga rimesso in libertà e che vengano fatte ulteriori indagini per fare piena luce su una vicenda i cui contorni rimangono fumosi.


IL FENDENTE
L'aggressione è avvenuta lunedì notte in borgo Stolfi, in centro a Pieve: una serata in compagnia, tra scherzi, bevute e anche qualche tensione, era finita nel sangue. «Eravamo in compagnia e siamo andati in un bar a bere una birra. Poi, verso le 22, siamo rimasti io e Marco - racconta Adriano -. Eravamo compagni alle medie e fino a ieri eravamo grandi amici. Lui, era nervoso perchè aveva litigato con un ragazzo. Gli facevo compagnia e cercavo di tranquillizzarlo. Poi i suoi genitori ci hanno trovato. Lui si è alterato ancora di più. Anche perchè avevamo bevuto un'altra birretta. Così ci siamo allontanati». Adriano vede che la serata non sta andando bene e scrive un messaggio al cugino, chiedendo di raggiungerlo. Dice all'amico che se ne sarebbe andato e poco dopo viene pugnalato. «Non mi ha detto una parola. Aveva lo sguardo annebbiato. Non so il motivo ma voleva farmi del male, ora deve pagare». L'aggressore verrà arrestato dai carabinieri mentre vaga per Follina: è lui stesso a chiamarli mentre un'ambulanza soccorre il ragazzo ferito, rimasto a terra sanguinante. «Ho intenzione di chiedergli i danni fisici e morali - dice il malcapitato - non auguro a nessuno il dolore fisico che ho provato io e la delusione per un amico che non è più tale».


I PRECEDENTI
Gli inquirenti stanno cercando di approfondire la situazione del ragazzo, che malgrado la giovane età è già padre di una bambina. Insieme ad Adriano aveva già combinato qualche marachella, finita con una denuncia e poi il perdono giudiziale, appena quattordicenni. Una mattina avevano marinato scuola per rubare la bicicletta di un ragazzino. Per un po' non si erano più visti. Poi, l'amicizia si era rinsaldata negli ultimi anni. E, adesso, quello che hanno da dirsi se lo diranno in un'aula di tribunale.
 

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