Trento. "Terrone di m.", operaio reagisce
all'insulto con un pugno: licenziato

Mercoledì 10 Novembre 2010
(archivio)
TRENTO (10 novembre) - Il caporeparto dell'azienda trentina per la quale lavorava lo ha appellato "terrone di m." e lui, un operaio di origini meridionali, ha reagito all'insulto con un pugno. Per questo stato licenziato.



Al centro della discussione c'era il presunto ritardo dell'operaio dopo una pausa. Al termine dell'accesa discussione, il caporeparto avrebbe mandato via l'operaio dicendo "terrone di m". L'operaio avrebbe così reagito sferrando un cazzotto contro il collega, raggiungendolo di striscio.



Dopo dieci giorni è arrivato il licenziamento in tronco. Da qui la causa intentata dall'operaio. La sentenza di primo grado del giudice del lavoro di Trento ha dato ragione al caporeparto in quanto «non è possibile affermare anche nei rapporti di lavoro la violenza fisica come strumento di affermazione di sé, anche quando si tratti della mal compresa affermazione del proprio onore». Un concetto ribadito dalla sentenza d'appello che ribadisce come «la violenza fisica non può mai essere giustificata da una provocazione rimasta sul piano verbale».
Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 11:57
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