TREVISO - «Treviso è un gioiello. Una città da vivere appieno, senza paura. Perchè è sicura: lo dicono le statistiche e lo dicono i controlli. A crescere non sono i reati, ma il senso di insicurezza percepita della gente ed è a questo che vogliamo rispondere». Il questore Alessandra Simone parte da qui per fotografare la realtà del cuore della Marca finito al centro delle cronache per episodi di devianza giovanile culminati con la violenta aggressione di via Castelmenardo e la morte del 22enne Francesco Favaretto.
Questore, perchè negli ultimi due fine settimana sono stati predisposti in centro controlli a tappeto congiunti tra le forze dell’ordine?
«Proprio per rispondere ai timori della gente e delle famiglie dei ragazzi. Lungi dal voler mettere sotto assedio la città, anzi. Il centro è davvero pericoloso? Andiamo a vedere. Ebbene, abbiamo potuto verificare che la situazione è assolutamente sotto controllo. Qualche ubriaco, alcuni sopra le righe, ma nessuna minaccia alla sicurezza. Fondamentali in questo caso i cosiddetti provvedimenti di prevenzione».
Cioè?
«Misure che possiamo adottare in caso di soggetti socialmente pericolosi che disturbano gli altri ma che non commettono reati. Penso appunto agli ubriachi molesti che se recidivi possiamo allontanare da un luogo pubblico o da un’area cittadina. Provvedimenti che se violati portano all’arresto. Negli ultimi tre mesi - da quando sono a Treviso - la questura ha adottato 11 Daspo , 15 fogli di via, 8 avvisi orali e 6 ammonimenti per condotte di bullismo».
Già, il bullismo: l’ultimo episodio riguarda tutte ragazzine, le due aguzzine e la vittima.
«Ragazzine che abbiamo appunto ammonito. La vittima ha raccontato ai genitori i soprusi che doveva subire e la madre ne ha parlato con i carabinieri. In questo modo, senza necessità di sporgere denuncia, le due ragazzine sono state avvertite: non fatelo più, altrimenti rischiate una denuncia penale. Tutti i bulli ammoniti - ad oggi - non hanno commesso altri soprusi, segno che la misura funziona. Io credo sia importante e doveroso intervenire in forma preventiva per salvare ragazzini che altrimenti rischiano di commettere azioni ben più gravi».
E la scuola?
«Ognuno deve fare la propria parte. Per questo do la disponibilità della polizia a entrare nelle scuole trevigiane per parlare degli ammonimenti, per avvertire potenziali bulli ma anche per far conoscere a tutti i ragazzi questa possibilità di difendersi e di spezzare il disagio».
Bulli e non solo. Anche casi di rapine e furti tra giovani per strada.
«La polizia c’è e interviene sempre nell’immediatezza dei fatti. Chiedo a tutti di collaborare per rendere questa città ancora più sicura. Dobbiamo fare ognuno la propria parte per recuperare tutti i giovani. Penso agli esercenti che non devono nella maniera più assoluta servire alcolici ai minorenni. Penso alle famiglie, quelle dei bulli che devono trovare il modo di frenarli e quelle dei ragazzi impauriti, che non devono alimentare timori. E poi i cittadini trevigiani, che siano sentinelle e che segnalino alle forze di polizia qualsiasi anomalia. Prima dei social, ci sono le forze di polizia».
I reati e la questione stranieri, linea dura della questura?
«Sì, gli accompagnamenti alla frontiera sono quintuplicati nel 2024 rispetto all’anno precedente. Solo in gennaio ne abbiamo già fatti sette. E ora intensificheremo i servizi: gli irregolari che delinquono verranno rispediti immediatamente a casa».
Come sono stati questi primi quattro mesi da capo della polizia a Treviso?
«Intensi. Devo dire che ho trovato grande attenzione da parte di tutte le istituzioni per la sicurezza. I trevigiani amano la loro città, ne sono orgogliosi perciò serve ancora più responsabilità da parte di tutti. Allo stesso modo dico alle famiglie di non impedire ai ragazzi di andare in centro al sabato pomeriggio. Certo, bisogna fare attenzione, essere prudenti, ma i controlli ci sono. Noi ci siamo e questa bellissima città merita di essere vissuta».