Con 15 milioni nascono le Case di comunità in Polesine, medici reperibili 24 ore su 24

Sabato 19 Novembre 2022 di Francesco Campi
La cittadella sanitaria di Rovigo

ROVIGO - Oltre 15 milioni per la rivoluzione della sanità in Polesine. Ammontano, infatti, a 15.241.126 euro gli investimenti dell’Ulss 5, guidata dal direttore generale Patrizia Simionato, per adeguare le strutture alla riorganizzazione dell’assistenza socio sanitaria territoriale così come prevista dal decreto 77 del ministero della Salute del maggio scorso e finanziata dalla missione 6 del Pnrr. Riorganizzazione che ha il proprio fulcro nella Casa di comunità, dove lavoreranno in modo integrato e multidisciplinare equipe di medici di medicina generale, con una reperibilità di 24 ore su 24, pediatri di libera scelta, specialisti, assistenti sociali e gli infermieri di comunità, figura che dovrebbe essere una sorta di rivoluzione nella rivoluzione.

Lo scopo è quello di garantire un presidio medico e un’assistenza infermieristica, ma anche altri servizi ambulatoriali e la diagnostica di laboratorio di base, ma non solo, diventando una sorta di filtro all’ospedale. Una soluzione che dovrebbe ridurre la pressione nei Pronto soccorso e divenire un riferimento più a portata di mano per chi fanno i conti con patologie croniche.


RIFORMA GIÀ PENSATA
Una rivoluzione che, per il Veneto, non è poi totale, visto che già passi in questo senso sono stati mossi da anni con i Punti sanità. Le Case di comunità sostanzialmente consistono in un rafforzamento dei Punti sanità. Non sorprende, quindi, che fra le cinque strutture designate per essere trasformate in Casa di comunità figurino il Punto sanità di Badia, il Centro sociosanitario di Porto Tolle e il Punto sanità di Castelmassa, oltre alla sede del Distretto di Adria, ovvero la parte del vecchio ospedale, a fianco del nuovo. Per Rovigo, invece, la scelta è ricaduta sulla cittadella sociosanitaria.


ALTRI SERVIZI
Le due sedi di Adria e Rovigo ospiteranno anche la Centrale operativa territoriale, Cot, di fatto sempre una nuova denominazione di un qualcosa qui già esistente, ovvero lo snodo organizzativo della continuità assistenziale fra ospedale, casa di riposo, assistenza domiciliare. A Rovigo, poi, sarà realizzato anche un nuovo Ospedale di comunità, altra realtà di fatto già esistente, che si occupa sostanzialmente della gestione delle lungodegenze, con un livello di assistenza sanitaria inferiore a quella ospedaliera, ma superiore a quella che può offrire una Rsa.I progetti e i finanziamenti che sono stati approvati sono i seguenti: 1.984.934 euro per la Casa della comunità di Badia, su progetto redatto da Laut Engineering, 1.700.000 euro per la Casa della comunità di Porto Tolle progettata da Alessio Pipinato and partners, 2.526.369 euro per la Casa della comunità di Castelmassa, sempre su progetto di Laut Engineering, 2.920.000 euro per quella di Adria, su progetto di F Project, 136.608 euro per la Centrale operativa territoriale di Adria, 4.100.000 euro per la Casa della comunità di Rovigo progettata da Politecna Engineering, 1.600.000 euro per l’Ospedale di comunità di Rovigo progettato dallo Studio Emanuele Quota, e 273.215 euro per la Nuova Centrale operativa territoriale di Rovigo.


LA CITTADELLA CAMBIA
La vera rivoluzione si configura soprattutto per la cittadella sociosanitaria di Rovigo, visto che sarà riorganizzata per ospitare servizi completamente nuovi rispetto alle funzioni attuali. Con i progetti già finanziati e la previsione dell’inizio dei lavori per il prossimo anno e la conclusione nel 2026, secondo le indicazioni del Pnrr, si muovono passi concreti verso la costruzione della nuova sanità territoriale. C’è un “ma” e non di poco conto. Perché i soldi in questione finanziano le strutture, ma nulla o poco ancora si sa su chi queste strutture le dovrà far vivere. E se l’inaugurazione del rinnovato Punto sanità di Castelmassa, dove oltre ai medici di medicina generale, agli ambulatori specialistici e il punto prelievi sarà operativo anche l’infermiere di famiglia, che è la figura che ha anticipato la previsione dell’infermiere di comunità, rappresenta un assaggio del futuro, c’è che ancora non si sa come verranno organizzati dal punto di vista del personale medico e infermieristico le Case di comunità. Perché di medici ed infermieri, in questo momento, c’è carenza ovunque. Le linee regionali dovrebbero arrivare a breve e solo allora si capirà meglio. Intanto gli investimenti sono importanti. E martedì prossimo qualche elemento in più sarà illustrato nel corso della conferenza dei sindaci dell’Ulss 5.

Ultimo aggiornamento: 17:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci