Porto Viro. Incontro organizzato dai vescovi: un coro di no alle trivelle in Adriatico

I promotori sono stati i vescovi di Chioggia, Adria-Rovigo e Ferrara-Comacchio

Venerdì 14 Aprile 2023 di Giannino Dian
L'incontro

PORTO VIRO (ROVIGO) - L'appuntamento con il territorio e con studiosi promosso da tre vescovi, Giampaolo Dianin di Chioggia, Pierantonio Pavanello di Adria-Rovigo e Gian Carlo Perego di Ferrara-Comacchio per "Capire la consapevolezza del problema trivelle in Adriatico", è servito per confermare con voce unanime il no alle trivelle in Adriatico.

I lavori sono stati coordinati da Antonio Maria Mira di Roma, giornalista di Avvenire, di madre polesana, originaria di Ficarolo. Con la sala Eracle di Porto Viro gremita di autorità civili e militari, ma anche religiose delle tre diocesi, l'incontro è stato aperto dal vescovo Dianin che ha subito motivato l'appuntamento concordato con gli altri due presuli. «Non vogliamo fare politica, ma poiché siamo parte viva di questa società, ci siamo chiesti: abbiamo nulla da dire sulla questione trivelle? Il nostro desiderio pastorale e morale è "capire" il problema perché ci sta a cuore il bene della nostra gente che vive in questa piccola parte della nostra Italia».

Gli interventi

Il sociologo dell'università di Padova, Giorgio Osti, si è soffermato su due criteri: la dipendenza e la capacità di aspirare. La dipendenza significa dipendere da altri lontani dal territorio e non dai locali che restano passivi; la capacità di aspirazione che significa desiderare qualcosa di nobile per sé e per gli altri. «Come fare allora? Trovare delle esperienze da Israele, Olanda, altri Delta del mondo e da altre isole per la propria esistenza».
«L'evoluzione di questo territorio - ha poi detto il geologo dell'università di Ferrara, Alberto Riva - che ha avuto origine da sedimenti dei fiumi e dall'intervento dell'uomo, porta a delle considerazioni importanti. La subsidenza ha favorito l'arretramento della linea di costa con gravi conseguenze. Vi è stata una estrazione selvaggia del gas metano. Le estrazioni significavano: un metro di metano e un metro cubo di acqua altamente inquinante perché contenente altri metalli. Ritornare alle trivelle, tenendo conto degli studi matematici sulla subsidenza effettuati non nel Delta, ma a Ravenna, sarebbe un danno enorme». Una sequenza di dati e di riferimenti sono stati poi elencati da Bernard Schrefler del dipartimento delle Costruzioni dell'università di Padova, ricordando che l'Agip ha studiato Ravenna, accertando che dal 1966 al 2005 la subsidenza non si è mai arrestata e continua ancora con la previsione che sarà di ulteriori 35 centimetri nei prossimi 40 anni. «La difficoltà principale è quella di reperire dati certi e noi vogliamo la trasparenza che non c'è». Mira ha aggiunto: «I dati ci sono, è che non sono messi a disposizione degli studiosi». Incisivo sul problema trivelle è stato Giancarlo Mantovani, direttore generale dei Consorzi di bonifica della provincia di Rovigo, Delta del Po con sede a Taglio di Po e Adige Po con sede a Rovigo. Mantovani è partito citando cartografie dalla fine del 1800 ai giorni nostri, facendo rilevare i movimento della linea di costa, con il conseguente abbassamento del piano terra, ma anche degli argini dei fiumi, mettendo a rischio la sicurezza idraulica. «Se i fondali di costa aumentano vi è la sparizione di alcune terre vallive già bonificate e coltivate. Purtroppo, in questo territorio, certe cose non si devono dire. Trivelle in Adriatico, seppure a 9 miglia, assolutamente no. Abbiamo bisogno di chiarezze: che fiducia possiamo avere con i dati ci arrivano dai tecnici delle società interessate alla trivellazioni? Non vogliamo le trivelle nel Delta, ma la creazione di un gruppo di lavoro con esperti che siano in grado di validare i modelli matematici presentati dalle ditte interessate. E il Piano regolatore nazionale delle trivelle?».

Il futuro

Della situazione energetica nazionale ha parlato Vittorio Marletto, fisico e climatologo del Gruppo energia per l'Italia. «Vi sono i dati e sono disponibili, sia nazionali che internazionali. Il clima, in un secolo, è aumentato di un grado e l'estate italiana di due, dati inquietanti. Il rapporto scientifico del segretario generale dell'Onu è drammatico per le emissioni di gas serra. Il consumo di gas in Italia in un anno è di 74 miliardi di metri cubi e nel sottosuolo nazionale è accertato che ve ne sono 15 miliardi. Ogni anno, ogni italiano produce 7 tonnellate di anidride carbonica: è spaventoso. Bisogna smettere l'utilizzo di fonti fossili: carbone, petrolio e gas metano. La direttiva Red 3 dice che entro il 2030 bisogna arrivare a produrre energia rinnovabile pari al 42,5 per cento del fabbisogno. Come fare? Trivellando gas metano? No. Le proiezioni per il futuro sono inquietanti sul clima: in 50 anni i mari possono alzarsi un metro». Francesco Musco, urbanista dell'università Iuav di Venezia, si è soffermato sulla necessità di governare il territorio, con piani di adattamento e con il Piano spaziale del mare, detto anche super piano. «Non sarà meglio credere nella crescita blu con la pesca, il pescaturismo e altro ancora e non utilizzare il mare per le estrazioni di metano?». Forte e deciso l'intervento di Moreno Gasparini, presidente del Parco del Delta, sostenendo che «iIl nostro territorio è vocato al turismo, che porta crescita ed economia, non alle trivellazioni». Sono intervenuti la sindaca di Porto Viro, Valeria Mantovan, il presidente della Provincia, Enrico Ferrarese, e il sindaco di Porto Tolle, Roberto Pizzoli, per esprimere il no alle trivellazioni. «Necessita essere uniti per dare forza a questa richiesta della nostra gente del nostro territorio». Molti e appassionati gli interventi dei presenti in sala. 

Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 17:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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