Il ministro Boccia vuole mantenere il tribunale in centro a Rovigo

Sabato 8 Agosto 2020 di Alberto Lucchin
L'ingresso del tribunale
ROVIGO - Sul futuro del tribunale di Rovigo entra in campo il ministro per gli Affari regionali e l'Autonomia Francesco Boccia. Con una lettera indirizzata alla presidente del consiglio comunale Nadia Romeo, Boccia spiega che «comprendendo l'importanza e la delicatezza del tema per l'intera città, ho sollecitato nelle competenti sedi istituzionali, pur nel doveroso rispetto delle esigenze e delle autonome determinazioni del ministero della Giustizia, i necessari approfondimenti e le opportune valutazioni al fine di contemperare gli interessi rappresentati ed individuare una possibile soluzione per tutti soddisfacente».
La comunicazione da Roma è arrivata nella mattinata di ieri e segue la segnalazione da parte di Palazzo Nodari avvenuta lo scorso 19 febbraio, quando è stata approvata la mozione che impegnava l'amministrazione Gaffeo a sostenere, in tutte le sedi istituzionali e governative, le opportune iniziative affinché il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non dia corso alla programmata realizzazione di un carcere minorile nell'ex casa circondariale di via Verdi e si proceda, invece, all'ampliamento del Palazzo di Giustizia stesso.
RISPOSTA ALLA CITTÀ
Divulga con orgoglio il risultato della mozione la presidente Romeo. «La lettera è indirizzata a me per il mio ruolo, ma è il risultato ottenuto dalla mozione approvata all'unanimità in consiglio e dal lavoro svolto con l'Ordine degli avvocati e i commercianti. Questo è l'impegno da parte del ministro Boccia a rappresentare le richieste di Rovigo di mantenere il tribunale in centro storico. Non è una sua diretta competenza, ma dimostra volontà e l'interesse di rappresentare al ministero della Giustizia le esigenze della città, arrivando a una soluzione che risponda all'esigenza di mantenerlo in centro. È l'impegno politico del ministro che porterò avanti e la richiesta forte del consiglio dimostra che non è stata trascurata».
A questo punto, come sostiene il sindaco Edoardo Gaffeo, ovviamente anch'egli molto soddisfatto per questa comunicazione ufficiale, c'è la concreta possibilità che il cantiere per la trasformazione dell'ex penitenziario di via Verdi in carcere minorile possa essere fermata? «Se possono coesistere tribunale e casa circondariale? Non ho le competenze ingegneristiche per capire se questa cosa è tecnicamente fattibile oppure no, ma non credo che siano in antitesi. Così come anche i progetti avanzati dell'Ordine degli avvocati, che credo siano degli ottimi casi scuola da seguire, ma poi il progetto definitivo viene fatto dall'Agenzia del Demanio, che conosce bene i requisiti».
POCHE ALTERNATIVE
A questo punto le alternative a un ampliamento in via Verdi non sarebbero molte. Al di là delle provocazioni lanciate dall'opposizione, che avvalora ipotesi definite di un trasloco addirittura fuori provincia, non esistono edifici esistenti di diecimila metri quadri e con sei saloni da adibire ad aule di giustizia. Visto che l'opportunità di ampliare il tribunale nel limitrofo ex carcere non sembra naufragata definitivamente, ma la certezza non c'è ancora, perché l'unica cosa che dimostra Boccia è che non si sarà costruito fuori dal centro storico. Riemergono così le proposte lanciate dagli avvocati di riutilizzare l'ex questura di via Donatoni. Una soluzione, spiega il sindaco, che nasconde delle insidie. «Mettiamo che lo spazio lo si trovi, ma se siamo seri dobbiamo anche chiederci non solo qual è un luogo che tecnicamente può ospitare una funzione così importante come il tribunale, ma anche tutto il contesto. Non dico che le cose non possano essere fatte, ma segnalo banalmente che quella zona non è particolarmente fortunata. Al punto tale che due amministrazioni dello stato, Polizia e vigili del guoco, hanno deciso di venire via da lì. È inutile che nascondiamo che quel luogo è appetibile se la cosa viene fatta in un certo modo, però è sicuramente un posto molto delicato per la viabilità».
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