Risi, allarme del presidente del Tribunale: «Il centro città perderà il Palazzo di Giustizia»

Giovedì 20 Febbraio 2020 di Roberta Merlin
Il presidente del Tribunale di Rovigo Angelo Risi
 «Oggi è una brutta giornata per Rovigo». Il presidente del Tribunale Angelo Risi non lo dice apertamente, ma dalle sue parole traspare tutta la delusione per la decisione del Consiglio comunale di abbandonare l’ipotesi di assegnare l’ex ospedale Maddalena al nuovo Palazzo di Giustizia.

NOTA AL MINISTERO
«La settimana prossima, riferirò al Ministero che Rovigo non ha indicato immobili per ospitare il nuovo Tribunale – fa sapere Risi - La mozione afferma infatti che il Tribunale deve restare nell’attuale sede, divenuta però insalubre, con forti criticità dal punto di vista della sicurezza e dello spazio. L’edificio presenta pesanti infiltrazioni d’acqua al terzo piano e problemi relativi ai servizi igienici. Sono necessari costosi interventi di manutenzione straordinaria».
Cosa farà a questo punto il Ministero?
«Procederà probabilmente come ha fatto in altre città – fa sapere il numero uno del Tribunale - Dal momento che a Rovigo non ci sono edifici disponibili, acquisirà del terreno in periferia e realizzerà, come per la Questura, un edificio ex novo».
L’ampliamento in via Verdi, spiega infatti Risi, non è possibile in quanto «c’è un progetto divenuto esecutivo per la realizzazione del Carcere minorile, affidato a uno studio di ingegneria, già consegnato al Ministero e modificato secondo le ulteriori richieste di quest’ultimo per rispondere alle necessità del nuovo carcere». L’appalto è dunque partito e sono stati spesi circa 380 mila euro, a fronte di un progetto di circa 10 milioni di euro per la realizzazione del carcere minorile nell’area dell’ex penitenziario.
«Il Comune si è mosso con un ritardo di quattro anni – spiega Risi - Il progetto del Minorile è partito nel 2016, l’ex amministrazione aveva il tempo per opporsi. Non lo ha fatto, l’iter è proseguito ed entro fine anno partirà il cantiere».

L’ITER
Il presidente Risi ripercorre la cronistoria che ha portato all’ipotesi Maddalena: «La scorsa estate il Ministero, in seguito all’urgenza di trovare un’unica collocazione al Palazzo di Giustizia, le cui sedi costano più di 400mila euro l’anno di cui più di 100mila solo per il sistema di sicurezza, ha chiesto alla Regione, alla Provincia e al Comune la disponibilità di immobili, ma tutti e tre hanno risposto negativamente. Molte città, ad esempio Padova, hanno infatti dato in comodato d’uso gratuito edifici comunali per il Tribunale, il Ministero si è occupato degli arredi e si è preso in carico di utenze e manutenzione». Ultimo passaggio, il Demanio che ha confermato la presenza di due edifici: l’ex caserma Silvestri e l’ex carcere, entrambi però già con una progettazione in corso. Gli spazi rimasti liberi in via Gattinara non sono poi risultati sufficienti ad ospitare il Palazzo di Giustizia che necessità 13 mila metri quadri. L’unica strada, per il Ministero, è individuare un terreno e realizzare ex novo il Palazzo di giustizia. Le ultime direttive ministeriali indicano di non affittare più edifici dai privati, ma puntare all’acquisto di immobili, in alternativa, sottoscrivere accordi di comodato d’uso con i Comuni. Rovigo però non ha immobili disponibili, o meglio, i vuoti urbani ci sono, ma a mancare sono i soldi per sistemarli e offrirli gratis al Ministero che, se costretto a comprare, punta ad investire in opere che durino almeno uno o due secoli». Lo scorso autunno si è fatta strada l’ipotesi dell’ex Maddalena nell’ambito del bando di recupero delle periferie degradate, come, tra l’altro, sta facendo Venezia per la realizzazione della nuova Cittadella della Giustizia in piazzale Roma. «Gli spazi dell’ex Maddalena erano idonei», conferma Risi. Il Ministero era disponibile a completare l’ultimo piano e aggiungere la cifra necessaria per adeguare, anche dal punto di vista tecnologico, la struttura. Nel seminterrato avrebbero dovuto trovare posto gli archivi, ai piani superiori aule, uffici dei magistrati e Procura. «Ora però – conclude il numero uno del Tribunale – il Comune punta su via Verdi, ma il Ministero persegue l’interesse pubblico, non quello privato come quello dei commercianti che dicono no al trasloco in Commenda».
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