Tragedia Coimpo, storia infinita: dopo Adria, anche Pettorazza Grimani ricorre in Cassazione

Martedì 6 Giugno 2023 di Guido Fraccon
Lo stabilimento adriese teatro della tragedia

ADRIA - Dopo Adria, anche Pettorazza Grimani ricorre in Cassazione sul caso Coimpo. La giunta Bernardinello ha affidato l’incarico di difendere le sue ragioni davanti alla Suprema Corte, l’udienza è fissata per il 16 giugno, all’avvocato Carmelo Marcello del Foro di Ferrara. Marcello aveva difeso gli interessi della comunità della Destra Adige anche nel giudizio di primo grado ed in appello. In primo grado a Pettorazza era stato riconosciuto un risarcimento danni di 5mila euro. In secondo grado invece erano state liquidate le spese sostenute dalle parti civili e quantificate in 3.600 euro per Adria, più 30mila euro a titolo di risarcimento, e 2.400 euro di spese legali per Pettorazza Grimani. Proprio il sindaco di Pettorazza, Gianluca Bernardinello, poco più di un anno fa, durante i lavori di un consiglio comunale, aveva lanciato un allarme: «Per disinquinare i terreni dai fanghi Coimpo ci vorranno decenni. Bisognerebbe portare via i primi due o tre metri di terreno, depositarli in discarica, e riportare in loco terreno buono. Un agronomo ci spiegava che bisognerebbe coltivare mais o sorgo, piante che assorbono elementi dal terreno e che in tale maniera sintetizzano anche gli inquinanti».

L’ITER LEGALE 

ADRIA - «In Appello - aveva spiegato Bernardinello - hanno ulteriormente confermato le condanne ai due amministratori, ma Mauro Luise risulta irreperibile, da anni vive in Romania e difficilmente riusciranno a trovarlo, mentre Gianni Pagnin non so che fine abbia fatto. Alla nostra comunità, come al Comune di Adria e a tutti le altre realtà che si sono costituite parte civile in questo processo, sono stati riconosciuti dei soldi a titolo di risarcimento».
«Ora - aveva concluso il primo cittadino - dovremo adire di nuovo le vie legali. Se ci fermiamo, ci possono imputare di non avere cercato di recuperare questa cifra e saremmo passibili di danno erariale. Il punto è che dovremo spenderne chissà quanti in più per vedere di portarli a casa».

LA TRAGEDIA 

Secondo la ricostruzione dei periti, il 22 settembre 2014 in seguito allo sversamento di acido solforico in una vasca contente liquami si sviluppò una nube tossica. Morirono Giuseppe Baldan, 48 anni, autotrasportatore di Campolongo Maggiore (Ve) e tre dipendenti Coimpo: Nicolò Bellato, 28 anni, di Adria, Marco Berti, 47, di Rovigo e Paolo Valesella, 53, di Adria. La Coimpo è fallita il 22 gennaio 2018 e le fideiussioni che aveva presentato in Provincia, rilasciate a garanzia della corretta gestione degli impianti di trattamento e stoccaggio di rifiuti, si sono rivelate inesigibili. Le garanzie per quasi 3 milioni di euro, e da Agribiofert, altra azienda presente nel sito, per oltre un milione e 800mila, erano state rilasciate da una società poi fallita.
Una ferita ancora aperta quella della Coimpo: per la bonifica del solo sito, ci vorrà una cifra tra i 10 e i 18 milioni di euro.
 

Ultimo aggiornamento: 07:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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