ROVIGO - Una scappatella ed un vortice di bugie raccontate al marito per non farsi scoprire, che hanno poi avuto come epilogo una condanna per calunnia. Perché dopo una serata con un uomo che le era stato presentato da un'amica, che si è trasformata in un'avventura fedifraga, al momento del ritorno a casa si è trovata davanti proprio il marito che ha iniziato ad incalzarla con delle domande mosse da un terribile sospetto. E la donna, residente in Polesine, fra i trenta ed i quarant'anni, ha cercato di nascondere la verità arrivando a dire che l'uomo al quale si era concessa l'aveva violentata.
Tuttavia, una volta resasi conto di cosa aveva messo in moto, tormentata dai sensi di colpa, quando è stata nuovamente sentita dai carabinieri ha giustamente realizzato che l'unica via d'uscita dal vicolo cieco in cui si era cacciata fosse quello di raccontare tutta la verità. Questo, se da una parte ha subito scagionato l'uomo che si era trovato ingiustamente denunciato per il grave reato di violenza sessuale, dall'altra ha visto la donna trovarsi a sua volta denunciata per calunnia, reato procedibile d'ufficio. La Procura ha poi chiesto il rinvio a giudizio e la donna, consigliata dal proprio difensore, ha scelto la via del patteggiamento, riuscendo a far sì che la pena concordata fra le parti ed accolta dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Rovigo Silvia Varotto, visto anche il suo tempestivo ravvedimento, fosse contenuta a 10 mesi, sospesi con la condizionale. Questo, almeno sul piano penale, ha così chiuso la salace vicenda.