Bufera a Rovigo sul maxi palco del teatro estivo: "Costa troppo, 51mila euro"

Giovedì 22 Luglio 2021 di Sofia Teresa Bisi
Il palco costato 51 mila euro installato al Censer di Rovigo

ROVIGO - I costi per la cultura accendono una diatriba social tra ex e nuovo direttore artistico del Teatro Sociale. Al commento “Bello il palco alla modica cifra di 51.000 euro”, da parte di Stefano Romani, direttore artistico del Sociale dal 2009 al 2016, Luigi Puxeddu, che ricopre lo stesso ruolo dalla fine del 2019, ha prontamente ribadito le sue scelte: “Ho sempre cercato di non rispondere alle critiche per non alimentare polemiche che bene non fanno alla città e al nostro teatro.

In questo caso però non riesco a tacere. Quello del Censer è il più bel palco che sia mai stato montato a Rovigo, ha dato lavoro a un buon numero di lavoratori e servirà per ben 14 eventi. Servirà per operetta, balletto, concerto sinfonico, prosa e concerti di musica leggera e jazz. Anziché criticare, se è vero che ami il Teatro Sociale, dovresti venire, saresti il benvenuto».

SPESE CONTESTATE

«I dati che cito – ribadisce Romani – sono oggettivi. Basta consultare l’Albo Pretorio del Comune di Rovigo per potere accedere alle scelte economiche dell’Amministrazione comunale. Negli anni del mio incarico, e in tante altre occasioni, ricordo che gli investimenti sono sempre stati fatti per acquistare beni, non per noleggiarli. Affittare un palco a una cifra così elevata è molto appariscente ma a fine stagione lascia la città a mani vuote; meglio sarebbe stato pensare a comprare una struttura a norma. Se è vero che questo è un periodo difficile per i Comuni e il denaro va gestito in modo oculato, alcune spese sembrano davvero eccessive». «In questo periodo – incalza Puxeddu - leggo i commenti di alcune persone che dicono di amare il teatro ma in realtà cercano sempre di attaccarlo senza poi frequentarlo. A casa mia si chiama pregiudizio. Per amore di cronaca, poichè la memoria è sempre corta, ti ricordo che c’è un grafico fatto dall’assessore Donzelli ai tempi del sindaco Bergamin sugli anni in cui si è passati alla tua direzione artistica: i numeri non sono entusiasmanti e non eravamo in tempi di Covid ...».

TEATRI DI TRADIZIONE

«Per quanto riguarda il passato – la risposta di Romani - le mie critiche me le sono prese senza fiatare, anzi direi che a volte le critiche possono servire per migliorare e imparare. Quel grafico che tu dici non ha tenuto di molte problematiche che il teatro ha avuto in quel periodo, basta andare a vedere i bilanci dal 2008 in poi, ma sulle scelte artistiche ognuno decide secondo la propria coscienza e competenza. Ribadisco che io non avrei speso tutti quei soldi per l’affitto di un palco, ma li avrei impiegati per gli spettacoli, come hanno fatto molti. È vero che il Covid ha dato la possibilità di alterare le programmazioni, ma è anche vero che la maggior parte dei teatri di tradizione ha cercato anche durante il Covid di fare programmazioni più in linea possibile con gli standard passati. Il Comune di Rovigo, invece, per esempio, ha speso 120.000 euro per i concerti di Natale in Streaming. Sono state coinvolte al massimo 30 persone, mentre con la stessa cifra avrebbero potuto essere coinvolte 90 persone in una produzione lirica, magari in forma di concerto. Queste sono considerazioni che da cittadino libero mi sento di fare e pronto a discutere in qualsiasi contesto mi venga proposto. Indirizzo molte delle mie affermazioni anche a chi governa ora la città, non certo per presunzione, ma perché da cittadino e musicista di Rovigo amo il mio teatro». «Avrei da controbattere su molte inesattezze che sono state scritte – il laconico commento di Puxeddu – ma non voglio alimentare altre polemiche perché c’è bisogno solo di serenità».
 

Ultimo aggiornamento: 08:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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