Tangenti, il Pm chiede 7 anni di carcere per Luciano e Saverio Guerrato

Martedì 2 Luglio 2019
La sede della Guerrato Costruzioni di Rovigo
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ROVIGO - La “Tangentopoli delle Terme” sta per arrivare all’atto conclusivo. Ieri il pubblico ministero Federica Baccaglini, titolare delle indagini, ha chiesto le condanne davanti ai giudici del Tribunale collegiale per i cinque imputati che non hanno scelto riti alternativi e hanno preferito affrontare il processo. In totale 11 anni di reclusione, mentre le parti civili rappresentate dai comuni di Abano e Montegrotto hanno chiesto rispettivamente come danno di immagine 800 mila e 500 mila euro. La lettura della sentenza è stata fissata per il 16 settembre.  
GLI IMPUTATI
Alla sbarra sono finiti gli imprenditori bergamaschi, titolari di Aesys Spa con sede a Seriate (Bergamo) Giuseppe Biava di 52 anni per cui sono stati chiesti 8 mesi, e nulla invece per il padre Marcello Biava che si è spento il 13 agosto dell’anno scorso all’età di 80 anni. Quindi quattro anni per Luciano Guerrato di 84 anni e tre anni per Saverio Guerrato di 56 anni, entrambi titolari della Guerrato Spa di Rovigo. Infine un anno e quattro mesi all’ex dirigente dell’ufficio tecnico di Abano Patrizio Greggio di 69 anni, e due anni a Ermanno Pegoraro ex consigliere comunale di 48 anni. Tutti sono accusati a vario titolo di induzione indebita a dare o promettere utilità, turbativa d’asta e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Insomma, di avere dato vita, gli industriali per lavorare e i politici per arricchirsi, del famoso sistema del 15 per cento a mazzetta. A spiegare con dovizia di particolari l’iter illegale messo in piedi dall’ex sindaco Luca Claudio e dal suo braccio destro Massimo Bordin, è stato in aula Fabio Foresti, l’allora dipendente della Aesys, azienda leader mondiale nelle tecnologie di visualizzazione display e pannelli informativi.
LA TESTIMONIANZA CHIAVE
Il dipendente della Aesys davanti al magistrato ha ricordato gli incontri con l’ex “re” delle terme. «Sono andato nel suo ufficio - ha dichiarato Foresti - e dopo una breve conversazione mi ha detto che per avere l’appalto la mia azienda doveva sganciare il 15 per cento dell’importo totale incassato. Cifra in percentuale che mi ha scritto sopra a un post-it di colore giallo. Io gli ho risposto - ha proseguito - che prima avrei dovuto parlarne con il titolare e così ho fatto. In quel periodo eravamo in cassa integrazione e pur di lavorare abbiamo deciso di accettare la proposta. Tutto questo prima dell’avvio della gara d’appalto. Poi, una volta incassate le forniture, abbiamo versato il 15% come pattuito». E ancora: «In questi incontri spesso ho trovato Luca Claudio, altre volte solo Massimo Bordin, e in un paio di occasioni entrambi». L’ex dirigente all’Urbanistica Patrizio Greggio, invece, quando è stato interrogato in aula dal sostituto procuratore ha dichiarato di essere estraneo alle presunte tangenti delle Terme. Figura chiave dell’intera indagine è stato l’imprenditore florovivaista di Montegrotto Paolo Tomasini, deceduto ad aprile a soli 42 anni, che grazie alle sue rivelazione ha contribuito in maniera determinante a scoperchiare il sistema della “Tangentopoli delle Terme”.
Ultimo aggiornamento: 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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