Stefano Bollani e quel paese del Polesine che porta sempre nel cuore

Martedì 4 Maggio 2021 di Marco Scarazzatti
Il pianista Stefano Bollani

ROVIGO  - C’è parecchio Polesine nelle origini di Stefano Bollani, uno dei più grandi pianisti italiani. «Sono un lombardo-veneto», afferma scherzando a proposito dei suoi primi anni a Costa, dove vive ancora parte della famiglia d’origine. «Effettivamente i miei nonni, i miei zii e mia madre, sono di Costa di Rovigo, paese che porto sempre nel mio cuore, avendoci trascorso la gioventù».

In Polesine è tornato poi da protagonista per tre concerti, tutti inseriti nella rassegna Tra ville e giardini: il primo a villa Morosini di Polesella, il 16 agosto 2001, insieme al trombettista Enrico Rava; il 24 agosto 2003 al museo della bonifica a Ca’ Vendramin, Taglio di Po, in un concerto jazz, sempre con Rava. L’ultima volta, il 14 giugno 2005. 


Cosa ricorda del concerto alla Badoera?
«Non fu il mio primo concerto nel rodigino, ma ricordo perfettamente che quella sera, tra le prime fila del pubblico, era presente la mia amatissima nonna Argentina: c’era sempre quando mi esibivo in zona. Quando la salutavo dal palco, lei rispondeva e si metteva a chiacchierare, parlava con la gente, sottolineando orgogliosa che ero suo nipote. Era molto affettuosa». 


IL PROGETTO
A Costa stanno cercando da anni di organizzare un concerto con Bollani: sarebbe un gradito ritorno nel paese della madre Margherita. La nonna Argentina Barioni è morta qualche anno fa; suo marito, Bruno Bertante, l’aveva preceduta di qualche anno. Dei loro tre figli, due maschi e una femmina, Maddalena Bertante appunto, madre di Stefano Bollani, è nata e vissuta a Costa, prima di sposarsi e trasferirsi in Toscana. Gli altri due fratelli vivono a Milano. A Costa sono rimasti attualmente una zia e alcuni cugini, tra cui Federico Campanari, ex presidente della Pro Loco costense. 


Cosa ricorda del Polesine?
«Costa è un paesino che ho vissuto molto quando ero ragazzino. I miei ricordi sono legati ai miei cugini, dato che i miei nonni materni hanno sempre vissuto a Costa. Questi ultimi per un breve periodo si sono trasferiti a Milano, dove mia madre conobbe mio padre». 


L’ultima volta che  è stato a Costa?
«Un bel po’ di anni fa, a pensarci bene, e di questo mi dispiace». 
Stefano Bollani è considerato uno dei più grandi pianisti al mondo.

C’è la possibilità che un giorno possa fare un altro concerto a Rovigo e dintorni? 
«Certo che sì, anche se tutto dipende dalla situazione che stiamo vivendo. Se mi chiamano vengo in Polesine molto volentieri».


Quali sono state le sue più grandi soddisfazioni artistiche? 
«Ne ho avute tantissime in questi ultimi anni. La più recente riguarda il programma televisivo con Valentina Cenni, “Via dei Matti numero 0”, fatto di musica, storie e allegria, in onda su Rai 3. È arrivata un’ondata di calore, in risposta a questa cosa, che Valentina e io facciamo in maniera semplice e entusiasta. Mostriamo quelle che sono le nostre emozioni. La risposta di pubblico ci ha pervaso di gioia». 

VIA DEI MATTI NUMERO 0
Il programma, partito il 15 marzo, si è appena concluso. Sta lavorando a progetti discografici? «A fine marzo è uscito il Cd “El chakracanta. Live in Buenos Aires”, album orchestrale registrato dal vivo in Argentina». Il nuovo disco del compositore e pianista contiene, accanto ai due tanghi “Libertango” di Ástor Piazzolla e “Don Agustín Bardi” di Horacio Salgán, due composizioni originali di Bollani per pianoforte e orchestra, che manifestano il suo amore per il Sud America e il proprio idioma jazzistico: i suoi “Concerto Azzurro” e “Concerto Verde”, dedicati rispettivamente al Chakra della Gola e della comunicazione e al Chakra del Cuore e dell’Amore.
Vuole dare un saluto particolare ai costensi, che l’hanno seguita con grande ammirazione in tv? «Tanti saluti a Costa, dove ho ancora una bella fetta di parenti. Abbraccio loro e tutti i residenti. È un paese dove da bambino mi sono sempre divertito: ricordo le giostre in piazza per la fiera, la lotteria, il bar dove mio nonno andava a parlare con gli amici, i giochi a carte, le stradine. Una dimensione, quella del paese, che io mi porto dentro da allora. Non sono cresciuto in un posto così, ma ci andavo spesso e mi è rimasta quella voglia di paese e di bar».

Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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