Po e Adige boccheggiano, falde a secco, rilevazioni drammatiche: si prospetta un'estate peggiore del 2022

Domenica 19 Marzo 2023 di Francesco Campi
Il Po a Occhiobello alla fine della primavera scorsa
ROVIGO - Dopo un febbraio praticamente senza una goccia, si sperava in marzo, ma nella prima metà del mese la pioggia è stata la metà della media storica del mese. E nell’ultimo bollettino dell’Autorità distrettuale del fiume Po si sottolinea come «le sezioni principali negli ultimi 30 giorni hanno registrato valori di portata media prossime o inferiori al precedente minimo. Nella sezione di Piacenza, Cremona e di Pontelagoscuro si registrano condizioni idrologiche di siccità estrema». E pensare che ancora deve iniziare la primavera e che dal 15 marzo è iniziata la stagione irrigua. Come sottolinea l’Anbi, l’associazione dei consorzi di bonifica, «non si sono mai registrate rilevazioni così drammatiche». Un quadro al momento peggiore anche rispetto allo scorso terribile anno. Non a caso il 14 marzo il presidente della Regione Luca Zaia ha firmato un’ordinanza, “Carenza di disponibilità idrica nel territorio della Regione del Veneto. Azioni regionali a tutela della risorsa idrica”, nella quale, fra le altre cose, invita il Consorzio Delta del Po a programmare l’attività di predisposizione della barriera alla risalita del cuneo salino sull’Adige e i sindaci «ad attivare con urgenza campagne di informazione per raccomandare l’uso accorto della risorsa idrica rivolte alla cittadinanza per limitarne gli utilizzi agli usi potabili e domestici, promuovendo una serie di buone pratiche e comportamenti da adottare per evitare lo spreco dell’acqua».

I FIUMI

Disposizioni come se si fosse in piena estate, invece l’estate è ancora lontana. Affacciandosi sugli argini dei grandi fiumi, però, non si direbbe. Il Po a Pontelaguscuro, quindi a Occhiobello, è passato dai 578 metri cubi al secondo dell’otto marzo ai 568 del 15. Un valore decisamente basso per la stagione. Fra l’altro, la magra del Po storicamente ritenuta eccezionale e riferimento per tutte le progettazioni, comprese le barriere antisale, era di 400 metri cubi al secondo. Fino all’anno scorso, quando è scesa sotto i 200. Secondo le rilevazioni dell’Arpav, al 15 marzo le portate dei maggiori fiumi veneti, tendenzialmente in calo dalla terza decade di gennaio, «si mantengono ovunque significativamente inferiori alla media del periodo». In particolare, inferiori del 47% sull’Adige a Boara e del 60% sul Po a Pontelagoscuro. Nella prima metà di marzo sono caduti 17 millimetri di pioggia rispetto a una media storica di 33. In Alto Polesine le precipitazioni sono state leggermente superiori al valore medio regionale, mentre nel resto della provincia leggermente inferiori. Nemmeno la grandinata del 15 ha innalzato i livelli. Intanto, le falde calano ancora. Così come i grandi laghi, con il Garda intorno al minimo storico mensile. Premesse che rischiano di rendere pesanti i prossimi mesi, in particolare per il Polesine, la “Mesopotamia” italiana, compresa fra i tratti terminali di Adige e Po.

PROBLEMA CALDO

Nella prima metà di marzo, inoltre, nota l’Autorità del Po, le temperature sono risultate generalmente superiori alle medie di riferimento. E a complicare il quadro, anche in ottica futura, la neve, che rappresenta un serbatoio per i mesi più caldi, ma che già in questo momento scarseggia. «Le temperature più alte sciolgono le nevi che incrementano di poco le portate». I dati Arpav relativi ai rilievi veneti lo confermano: «La sommatoria di neve fresca da ottobre al 15 di marzo, evidenzia un deficit di precipitazione nevosa del 40%. La risorsa idrica nivale è scarsa, simile all’inverno scorso, in calo da metà gennaio».
E non solo la neve manca, ma come nota Legambiente nella sua analisi “Nevediversa”, contribuisce ulteriormente al deficit idrico: «Per compensare la mancanza di quella naturale, l’Italia punta sull’innevamento artificiale, una pratica non sostenibile e alquanto cara sperperando anche soldi pubblici: il sistema di innevamento artificiale non è una pratica sostenibile, dato che comporta consistenti consumi di acqua, energia e suolo in territori di grande pregio».

 
Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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