Siccità e agricoltura: il Polesine ritorna alle origini e punta sulla canapa

Mercoledì 20 Luglio 2022 di Francesco Campi
Canapa nel Polesine

ROVIGO - Mentre la siccità incalza a testimonianza dei cambiamenti climatici in atto, spingendo anche a ripensare alle coltivazioni più sostenibili e resistenti, la risposta potrebbe arrivare dal passato: la canapa, che fino al XX secolo era una delle coltivazioni principali del Polesine, che ne contava ancora 14mila ettari nel 1928, scesi a 5mila nel 1935 a causa della crisi e del basso prezzo sui mercati.

L'arrivo dei tessuti sintetici è stato il colpo di grazia, ma la canapa oggi ha una serie di nuove e ulteriori possibili applicazioni, e ha una capacità di adattamento che possono proiettarla nel futuro. Questo è proprio lo scopo del progetto Produrre canapa nella filiera alimentare e agroindustriale che ha preso le mosse nel 2019 e sta volgendo al termine, che vede in campo Coldiretti e la sua Federazione regionale, Impresa verde Rovigo e Treviso-Belluno, le aziende Rigolin, Boccato e Barban, l'università di Padova e il Crea-Ci di viale Amendola, da anni faro dello studio della canapa a livello nazionale.

GLI STUDI
È stato proprio il Crea a ospitare il nuovo incontro del gruppo operativo del progetto, con il ricercatore Massimo Montanari che ha illustrato quanto è stato fatto sul fronte varietale. La professoressa Lucia Bailoni, del Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione dell'università di Padova, ha evidenziato i risultati sul fronte delle sperimentazioni zootecniche di utilizzo del panello di canapa, residuato dopo l'estrazione dell'olio, nell'alimentazione dei vitelli a carne bianca.
«Il materiale - spiega Coldiretti Rovigo - è stato integrato alla dieta dei vitelli e si caratterizza per l'elevato valore nutritivo in livello proteico, e per il residuo contenuto di lipidi, entrambi di alto valore biologico. Tali alimenti possono rappresentare una valida alternativa per sostituire e arricchire alimenti che oggi possono diventare difficilmente reperibili sul mercato a causa delle problematiche climatiche e degli effetti della guerra. La professoressa Bailoni ha inoltre testato le caratteristiche fisiche e l'ottima capacità di assorbimento del canapulo di canapa, ottenuto dal fusto opportunamente trattato con separazione della fibra».
È stato evidenziato come i prodotti alimentari destinati all'alimentazione umana derivati della canapa, come olio e farina, «presentano un elevato valore nutrizionale anche per l'alimentazione umana, presenza di un equilibrato rapporto omega 3-omega 6 nei grassi e di aminoacidi essenziali nelle proteine, costituendo dei veri e propri integratori alimentari».

LE POTENZIALITÀ
Dina Merlo, assessore all'Ambiente del Comune di Rovigo e coordinatrice del progetto, ha ricordato le attività svolte in questi tre anni di lavoro grazie al coinvolgimento delle aziende partner che coltivano la canapa in campo. Canapa che si è confermata una coltura sostenibile, richiedendo poco concime e soprattutto poca acqua, non necessitando l'impiego di erbicidi e realizzando durante il suo sviluppo vegetativo un elevato assorbimento di anidride carbonica, significativamente maggiore delle altre colture. «In un quadro economico in rapido cambiamento, dettato dalle emergenze climatiche e geo politiche e di mercato - è la sottolineatura della Coldiretti - la canapa rappresenta una valida coltura alternativa, da inserire in rotazione a integrazione alle attuali produzioni agrarie». Forse, visti gli ottimi risultati del progetto, finanziato dal Piano di sviluppo rurale, per il Polesine anche qualcosa di più.
 

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