Sara Moranduzzo, dal Dams alla direzione di produzione di una serie tv

Venerdì 4 Novembre 2022
Sara Moranduzzo

ROVIGO - Da qualche giorno è in onda su Serially, piattaforma streaming gratuita, il serial 3.33. Direttice di produzione del programma è una rodigina, Sara Moranduzzo, laurea triennale al Dams di Bologna, poi specializzazione in cinema, televisione e new media allo Iulm di Milano. 3.33 è un thriller dalle venature horror che parla di un ragazzo di vent'anni che vive in un paesino di montagna.

A seguito di un misterioso incidente avvenuto in casa, è perseguitato da visioni, incubi e voci legate al numero 3. Si rivolge ad uno strano medico-psichiatra: ne nascerà una storia intricata e avvincente che viene raccontata in 6 episodi. La serie è scritta e diretta da Namas Acerboni, sceneggiatura di Matteo Fontana.


Quanti mesi di lavoro?
«Abbiamo iniziato a maggio 2020 e finito a dicembre - spiega Moranduzzo - 70 giorni di riprese, dilazionati in un lungo lasso di tempo a causa della pandemia. È stata un'impresa. Trovare location disposte a ospitare la troupe è stato difficile. Il coprifuoco poi, ci imponeva di cessare l'attività alle 23: un bel problema se devi girare delle scene notturne e il sole in estate tramonta alle 20.30».


Budget?
«Zero. È una produzione totalmente indipendente, siamo partiti senza avere nulla, grazie alla dedizione e alla fiducia nel progetto di tutti quelli che ci hanno lavorato. I produttori esecutivi Namas Acerboni e Roberto Chierici, quest'ultimo anche direttore della fotografia, sono riusciti a recuperare le attrezzature. Per il resto siamo andati avanti con le nostre conoscenze e grazie alla disponibilità di alcune persone».


Come sei giunta in questa avventura?
«Cercavano un assistente di produzione per la serie. Ho parlato con Namas e mi sono trovata a dirigere l'intera produzione. Ovviamente, con l'aiuto di Namas e Roberto. Facendo un passo indietro, finiti gli studi, ho cercato di inserirmi nell'ambito multimediale, accettando spesso condizioni di lavoro discutibili. È stato fondamentale l'appoggio dei miei genitori. Ho iniziato con uno stage al TG5 in Mediaset e successivamente in una piccola casa di produzione a Milano. Durante il Covid hanno tagliato il personale, ma rispondendo ad un annuncio ho trovato il gruppo di 3.33».


Da dove nasce questa passione?
«Non saprei dirlo. Di sicuro la dislessia mi ha portato a sviluppare una forte attrazione per il linguaggio visivo. I week-end al cinema con mio papà, i pomeriggi passati nei vecchi Blockbuster hanno acceso la scintilla. È essenziale saper guardare, avere spirito di osservazione, soffermarsi sui dettagli».


Perché lavorare nel mondo della tv e del cinema?
«Ci lavori perché lo ami. La cosa che mi piace di più è stare sul set, lì avviene la Creazione con la C maiuscola. Metti insieme menti, idee, tecnica, professionalità e cuore. La creazione fluisce piano piano sul set e diventa realtà. Poi, quando vedi tutte le scene che hai congegnato e girato, con la musica e gli effetti, ti emozioni e pensi che sia il lavoro più bello del mondo».


Che consigli daresti a chi vuole intraprendere questa strada?
«Bisogna crederci e rischiare - conclude Sara Moranduzzo - Impegnati a realizzare i tuoi sogni. Ci saranno fasi in cui dovrai accettare situazioni negative, ma insistendo con intelligenza e impegno prima o poi qualcosa arriva. Come è successo in piccola parte a me. Ammetto anche che credo nel treno della fortuna e quello prima o poi passa per tutti. Bisogna prenderlo al volo e poi saltare su quello successivo. E magari il prossimo sarà un lussuoso Orient Express».
 

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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