“Rovigo, città in mischia”. Una mostra racconta il rapporto viscerale tra la città e il rugby

Sabato 22 Ottobre 2022 di Cristiano Aggio
L'inaugurazione della mostra a palazzo Roncale

ROVIGO - Semplicemente “Rugby, Rovigo città in mischia”. Perché a Rovigo è così. E non poteva chiamarsi diversamente la mostra inaugurata a Palazzo Roncale, curata dai giornalisti Ivan Malfatto, Roberto “Willy” Roversi e Antonio Liviero, da unidea di Sergio Campagnolo. Promossa dalla Fondazione Cariparo, con il patrocinio del Comune e prodotta da Arcadia Arte, è visitabile da oggi fino al 29 gennaio 2023, gratuitamente.
«La mostra - ha detto Campagnolo alla presentazione avvenuta nella sala degli Arazzi a Palazzo Roncale - vuole mettere in risalto cosa abbia significato e cosa significhi il rugby per la città di Rovigo». Con Campagnolo, il vicepresidente della Fondazione Giuseppe Toffoli, l’assessore regionale allo sport Cristiano Corazzari e due curatori della mostra, Malfatto e Roversi. «”Rugby, Rovigo città in mischia ci fa capire che non si parla solo di una squadra di rugby, ma di un movimento molto più ampio che riguarda tutta la struttura sociale della società polesana - ha sottolineato Toffoli - lo scopo non è quello di celebrare i successi della Rugby Rovigo che sono ampiamente noti, ma quello di far capire che cosa c’è dietro un movimento che dura da quasi 100 anni e in modo ininterrotto ha sempre rappresentato l’avamposto dello sport polesano, perché il rugby è stato lo sport più importante per la città di Rovigo, non solo in Italia, ma anche all’estero. La mostra ha lo scopo di “indagare” questo fenomeno sociale, perché qui una città si è fatta squadra, ha seguito i successi e li ha interiorizzati».

LEGAME INSCINDIBILE

Per l’assessore regionale allo sport Corazzari «il rugby polesano rappresenta una delle realtà che hanno generato il concretizzarsi di un sogno in una città come Rovigo, costituendo un unicum a livello nazionale. Credo che non esista un’altra realtà in cui ci sia un legame simbiotico tra la disciplina sportiva e una città cosi come a Rovigo con il rugby. Così è stato intelligente sviluppare e proporre questa mostra che va a raccontare il legame speciale tra il rugby e la comunità di Rovigo e del Polesine. La vera e propria magia è come questo rapporto continui aessere così profondo in una società in continua evoluzione».
“Rugby. Rovigo città in mischia” è una mostra che vuole andare oltre la cronaca sportiva, per raccontare come questo sport sia valso, a Rovigo forse più che altrove, come modello sociale di inclusività e accoglienza. «Abbiamo cercato di raccontare il rapporto di unicità di un rapporto tra una città e il rugby, i suoi valori e la propria squadra - ha spiegato Malfatto - e parlo di unicità perché in effetti in Italia solo L’Aquila si avvicina in parte a quello che è per Rovigo il rugby. Rovigo ha un rapporto con il rugby che la contraddistingue e che l’ha fatta definire da Luciano Ravagnani “Una città in mischia”, perché è un’identificazione che scatta subito e continua per quasi 90 anni. Continua come un romanzo popolare pieno di pagine epiche, triste, divertenti, di tutti i tipi. Tocco tre unicità: Rovigo per 79 campionati gioca sempre nella massima serie, Rovigo secondo uno studio è la città che ha dato il maggior numero di giocatori alla nazionale italiana, 57, e poi l’unico italiano inserito nella celebre “Rugby pathway of fame”, il cammino della gloria (una passeggiata lungo la città di Rugby, nel Warwickshire in Inghilterra, ndr) è il rodigino Stefano Bettarello. E questi quasi 90 anni sono stati certificati istituzionalmente dal Comune di Rovigo che ha definito con una delibera “Il rugby patrimonio culturale dell’identità cittadina”».

RICORDI

Bello l’aneddoto raccontato dall’altro curatore, Roversi, giornalista, ex giocatore della Rugby Rovigo, ex dirigente, con a fianco Narciso Zanella, ex giocatore del Rovigo ed ex dipendente della Cariparo. Per Roversi quasi un tuffo nel passato perché «ho avuto la fortuna e il privilegio di vivere quasi 60 dei 90 anni della storia della Rugby Rovigo. Ho cominciato a giocare nel 1968 e la sede era in una sala in questo palazzo. Per me Narciso Zanella è stato un terza linea moderna, che incarnava lo spirito del rugby rodigino, di quello che piace al tifoso, un battagliero, uno che non si tira mai indietro. Ricordo un episodio in un derby con il Petrarca dove giocava Arturo Bergamasco, che era un ex giocatore del Rovigo, oltre che essere un rodigino doc. Al termine della partita vincemmo noi e Narciso gli disse: “ Cose che… solo a Rovigo, nella città in mischia.

Ultimo aggiornamento: 09:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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