Voci della libertà nel segno di Zaki: «Vogliamo che venga a Rovigo»

Lunedì 13 Dicembre 2021 di Nicola Astolfi
Voci per la libertà, serata al cinema Duomo

ROVIGO - Patrick Zaki ha accompagnato a Rovigo “Voci per la libertà a portata Duomo”. Già da venerdì tra la proiezione del docufilm “Candle in barbed wire”, con il regista Fabio Masi ospite in sala per raccontare come ha realizzato l’opera sulla storia dei 60 anni di lotta di Amnesty International per i diritti umani, e il concerto-intervista di Cisco Bellotti, c’è stato tempo anche per “farsi un film” e immaginare in un futuro prossimo un evento “Portami al cinema Duomo” con Zaki davvero presente a Rovigo. Pur condivisa da un pubblico ridotto, venerdì l’atmosfera creata dalla scarcerazione dello studente dopo oltre 660 giorni in cella, è stata subito visibile nel colpo d’occhio creato disponendo - come presenze fisse - sul palco una delle sagome realizzate dall’artista Gianluca Costantini per la campagna “Freedom for Patrick Zaki”, e ai piedi del palco l’opera che Andrea “Artax” Artosi aveva creato alla manifestazione “Riportami in piazza Maggiore”, che a Bologna pochi giorni fa aveva riunito associazioni e cittadini per tornare a mostrare vicinanza allo studente egiziano dell’Alma Mater. 
 

ATTUALITÀ IN SALA 
Così anche l’opera dell’artista polesano, che raffigura Zaki con le sbarre alle spalle e al suo fianco le parole di Malala Yousafzai, Nobel per la Pace 2014 - “Quando il mondo intero non parla, persino una sola voce diventa potente” - segna la strada negli eventi per la liberazione di Zaki organizzati da Amnesty e Voci per la Libertà. “Le tue parole salvano la vita” dice infatti la storia di Amnesty e l’opera di Artax, con il suo appello a entrare in azione per i diritti umani, s’è concretizzata quando nessuno poteva sapere che sarebbero stati annunciati prima la scarcerazione e poi il rilascio dello studente dal carcere di Mansoura. «Lunedì eravamo a Bologna a chiedere nuovamente la libertà di Patrick Zaki, e il giorno dopo è arrivata la notizia della scarcerazione: la battaglia però non è ancora finita, ma Patrick e i molti che l’hanno sostenuto hanno potuto tirare finalmente un sospiro di sollievo», ha detto Michele Lionello, direttore artistico del festival Voci per la Libertà, affiancato dall’assessore al Welfare del Comune di Rovigo, Mirella Zambello. Entrambi sono stati tra i fautori del festival polesano nato nel 1998, a Villadose, in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. E venerdì si sono ritrovati a “Voci per la Libertà a portata Duomo”, che in collaborazione con Zico e nell’ambito del progetto Comunità Educante Rovigo C.Ed.Ro 2, ha celebrato i 73 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani, i 60 anni di Amnesty International e la scarcerazione di Zaki. 
 

TRE EVENTI E UN FILM
Questi tre eventi si traducono nel docufilm di Fabio Masi in un messaggio su due livelli: ogni persona è un valore, e ancora per troppi i diritti umani restano parole.

Il docufilm lega ricordi, pensieri, filmati dalle Teche Rai, interviste e performance, con gli occhi e le azioni degli attivisti del movimento perché «in Amnesty è la passione che lega il lavoro: in questa organizzazione internazionale, che in 60 anni ha ridato libertà e dignità a oltre 50 mila persone, c’è la spinta di una motivazione forte, autentica - ha raccontato il regista nell’intervista con Giovanni Stefani del gruppo Amnesty di Rovigo -, e giovani attivisti ventenni come Sofia, ad esempio, sono spinti dalla voglia di cambiare il mondo che resta la stessa di Riccardo Noury», il portavoce di Amnesty International Italia, di cui fa parte dal 1980 e che ha 57 anni. È una spinta che tra le generazioni segue alla lettera la lezione di Martin Luther King - “Fino a che tutti non sono liberi, nessuno è libero” - e che il docufilm di Masi mette di fronte a testimonianze che tracciano, pur con Paesi così lontani nel mondo, la drammaticità di un filo conduttore che li unisce: l’intolleranza. Sui circa 10 mila chilometri di frontiera esterna terrestre dello spazio Schengen, ha ammonito il regista, «ci sono già 2 mila km di filo spinato e se oggi si parla di fallimento dell’Europa, sarebbe nella costruzione di nuovi muri». 

Ultimo aggiornamento: 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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