Codice rosso in corsia, si richiamano i medici

Domenica 21 Aprile 2019 di Elisa Barion
Codice rosso in corsia, si richiamano i medici
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ROVIGO - Carenza di medici da codice rosso negli ospedali polesani. All'Ulss 5, così come in tutte le aziende sanitarie del Veneto, uno dei maggiori problemi degli ultimi mesi a cui la Regione e i direttori generali stanno cercando di far fronte è la carenza di camici bianchi nelle strutture pubbliche. Tant'è che la soluzione tampone per mettere un freno a quella che, per alcune specialità, si è presentata come una vera e propria emergenza è stata quella, tra le altre, di richiamare in servizio alcuni medici in quiescenza. A fare il punto della situazione per quello che riguarda la provincia di Rovigo è il direttore generale dell'Ulss 5 Antonio Compostella (nella foto), che precisa: «Siamo partiti alcuni mesi fa per una necessità determinata da una serie di fattori: il rischio era quello di dover sospendere alcune specialità perché i medici che possono esercitare devono aver conseguito la specializzazione. Allo stesso tempo i concorsi sono andati spesso inevasi». Come detto, il problema riguarda  l'intero comparto della sanità pubblica veneta tanto che, lo scorso 26 marzo, la Regione ha approvato una delibera che assegna ai direttori generali delle Ullss la possibilità di conferire incarichi di lavoro autonomo ai medici in pensione per fronteggiare la carenza di organici che, nel solo Veneto, è calcolata in 1.300 camici bianchi (56mila è la stima a livello nazionale).

LE CARENZE DI MEDICI
E se all'Ulss 5 polesana la carenza di personale, intorno alla fine del mese di gennaio, era stimata in 111 professionisti tra medici, tecnici sanitari e operatori sociosanitari, quella dei soli camici bianchi era di circa una cinquantina, con il fabbisogno di personale che attestava la necessità di 482 medici rispetto ai 432 in servizio. Da quando la Regione ha approvato il provvedimento dal titolo Conferimento incarichi di lavoro autonomo a personale medico in quiescenza, come spiega il dg Compostella, l'Ulss 5 ha fatto ricorso a contratti libero-professionali con alcuni specialisti. «Ad oggi puntualizza il direttore abbiamo in essere circa 30 contratti libero professionali. Di questi, 14 sono con medici pensionati, alcuni realizzati con medici usciti dalla pubblica amministrazione».
CONTRATTI LIBERO-PROFESSIONALICosa sono i contratti libero professionali? A spiegarlo sono i diretti interessati che ne hanno siglato uno poche settimane fa. Due su tutti: il dottor Emilio Ramazzina, internista con competenze in ematologia, già primario di Medicina a Rovigo e direttore del dipartimento di Medicina dell'allora Ulss 18, e il dottor Gainfranco Dalla Pietra, medico internista e specialista in pneumologia. Si tratta di contratti a tempo determinato (ad esempio sei mesi) con medici dotati di partita Iva per un numero di ore settimanali limitato, ad esempio 18 o 23 ore.
REPARTI IN CRISI«Già da qualche anno i reparti di rianimazione e terapia intensiva, così come il pronto soccorso, hanno difficoltà a coprire i posti vacanti afferma Ramazzina - Purtroppo ora queste difficoltà si sono estese ai geriatri e agli internisti, ma anche a radiologi e pediatri. Per evitare di interrompere un pubblico servizio, la Regione ha autorizzato la contrattualizzazione dei medici pensionati a tempo determinato, un sistema corretto per far fronte alle necessità ma senza ostacolare le nuove assunzioni di medici giovani». Anche a Dalla Pietra è stato chiesto di tornare a svolgere attività ambulatoriale a Pneumologia: «Il mio reparto, per una serie di fatti sovrapposti, ha sofferto particolarmente, rischiando di trovarsi senza alcun specialista in servizio. Credo che a questi livelli sia stata una delle situazioni più gravi registrate in Veneto».
Elisa Barion
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