Emergenza personale all'Ulss 5: in ospedale arrivano i medici-ragazzini

Martedì 20 Agosto 2019 di Alice Sponton
Emergenza personale all'Ulss 5: in ospedale arrivano i medici-ragazzini

ROVIGO - «Una boccata d’ossigeno: speriamo nell’arrivo di almeno 12-15 medici». Antonio Compostella, direttore generale dell’Ulss 5 polesana, commenta così la decisione della Regione di assumere 500 giovani laureati in Medicina non ancora in possesso della specializzazione.

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La decisione della Giunta Zaia è una risposta concreta al problema pressante, storico e ormai preoccupante, della carenza dei medici. In Veneto ne mancano 1.300. Sono stati aperti bandi, reclutati medici già pensionati, ma non è bastato a frenare il problema.  
L’EMERGENZA
«È un’opportunità per tamponare una difficoltà che tocca anche il Polesine, tra turn over, spostamenti, pensionamenti - spiega Compostella - Le criticità riguardano soprattutto il Pronto Soccorso e i reparti di geriatria e internistica. E’ ovvio che l’obiettivo sia assumere medici specializzati, ma ad ora non sono disponibili. I giovani medici sono laureati e saranno affiancati da tutor. Potranno approfondire la loro esperienza sul campo, attraverso casi clinici concreti, con cui misurarsi quotidianamente. La reputo un’occasione per tutti: per chi inizia a lavorare e per le aziende sanitarie in sofferenza».
CORSO DI FORMAZIONE
La decisione della Regione è stata presa prima di Ferragosto e prevede il via libera all’assunzione con contratti autonomi di 500 giovani medici, laureati e abilitati, non ancora in possesso della specializzazione che frequenteranno un corso di formazione pratico e teorico organizzato dalla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica. Al termine del corso, 320 giovani verranno introdotti al lavoro nell’area del Pronto Soccorso e 180 in quella della medicina generale e geriatria. Il 15 settembre sarà pubblicato il bando per i primi, il 15 ottobre per i secondi. L’operazione avrà un costo annuo di 25 milioni di euro.
LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
«Arrendersi non è nel nostro dna – ha affermato Luca Zaia – e per questo abbiamo tradotto in azioni concrete quanto già avevamo previsto nel Piano Socio Sanitario 2019-2023. Si tratta di garantire i Livelli essenziali di assistenza, che sono un obbligo costituzionale al quale non intendiamo sottrarci. Stiamo agendo in un quadro di programmazione nazionale sbagliata, che è la causa di questa situazione, con meno borse di specializzazione rispetto al numero annuo di laureati e con un cammino di studi molto più lungo di quelli negli altri Stati europei. Ci saranno gli immancabili esperti che storceranno il naso e se ci saranno ricorsi resisteremo in ogni sede». «Sono delibere coraggiose» le ha definite l’assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin.
LE CARENZE
L’area internistica, secondo una rilevazione effettuata ad aprile 2019, ha indicato una carenza di 180 medici, nelle unità operative di medicina e geriatria, a livello regionale.

Per quanto riguarda la carenza nei Pronto Soccorso, la delibera regionale ha anche reso noto che l’Azienda Zero ha già pubblicato tre bandi di concorso per 192 posti, ma che, a conclusione delle procedure concorsuali, risultano in graduatoria solo 22 specialisti e 24 specializzandi all’ultimo anno. Un problema che tuttavia attanaglia tutto il Paese. Secondo uno studio del sindacato di medici Assomed, si prevede che nel 2025 ci saranno 16.700 medici specialisti in meno soprattutto per i reparti di pronto soccorso, pediatria, anestesia, rianimazione, chirurgia generale, medicina interna e cardiologia. Ad oggi, ne mancano, in Italia, circa 10mila.

Ultimo aggiornamento: 14:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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