Sit-in per l'autodromo: istituzioni chiamate in pista per salvare l'impianto di Adria

Mercoledì 23 Marzo 2022 di Nicola Astolfi
Gli striscioni per l'autodromo portati a Rovigo dagli imprenditori e dagli amministratori adriesi

ADRIA - «È come se chiudessero lo stadio di San Siro, o l’Allianz stadium della Juventus». Il metro di paragone è questo per il territorio del Delta, davanti alle conseguenze per l’economia locale derivate dalla chiusura dell’Adria International Raceway. Ma gli effetti sull’indotto, che colpiscono «almeno 400 persone, soprattutto tra Adria, Porto Viro, Porto Tolle e Taglio di Po», a oltre 2 mesi dalla chiusura, e con all’orizzonte solo la speranza di una soluzione in extremis prima del 31 marzo, data della vendita all’asta dei beni immobiliari dell’impianto a Cavanella Po inaugurato nel 2002, arrivano anche in altre località vicine, come Chioggia, e nel Padovano e in Emilia-Romagna, hanno spiegato ieri mattina, a Rovigo, gli imprenditori e gli amministratori locali protagonisti in via Celio di un sit-in davanti alle sedi della Provincia e della Prefettura.

VERTICE IN PROVINCIA

Hanno esposto gli striscioni “Difendiamo l’autodromo” e “Salviamo l’autodromo di Adria”. Poi l’iniziativa ha avuto il momento centrale nell’incontro con il presidente della Provincia Enrico Ferrarese, che ha raccolto le istanze e ha chiesto di definire una linea generale per coinvolgere le istituzioni in un percorso. Ferrarese ha confermato il massimo impegno nella vicenda, anche da parte del prefetto Clemente Di Nuzzo: «Sta facendo molto, anche oltre il suo ruolo». A Ferrarese, la quindicina di partecipanti al vertice ha indicato subito, visti i tempi stretti rispetto all’asta in calendario, le necessità di “riaprire” e “velocizzare, nel rispetto delle norme”, perché, se no, “passano degli anni”, secondo i tempi giudiziari. «Se si seguono le procedure - commentava a margine dell’incontro l’ex vice sindaco di Adria Federico Simoni - il rischio è di restare impantanati. Una gestione commissariale o concordata dell’autodromo, costituendo un fondo dove raccogliere gli utili a garanzia dei creditori, può essere la via da percorrere».

GESTIONE STRAORDINARIA

«Un’amministrazione straordinaria nel rispetto dei creditori - ha ribadito anche l’ex senatore Bartolomeo Amidei - consentirebbe all’economia di ripartire e di confermare il potenziale di crescita che l’indotto mostrava di avere». Potesse essere questa una soluzione praticabile, farebbe entrare - è stato detto durante l’incontro - soldi in cassa per il ristoro dei creditori, e spegnerebbe il segnale di allarme per chi lavorava all’interno dell’autodromo e per l’indotto. «Parliamo dei titolari di attività di somministrazione e ristorazione, albergatori, bed and breakfast e affittacamere, ma anche della parrucchiera che faceva la messa in piega alla signora nel tempo in cui il figlio correva in go kart; e di negozi di alimentari, di officine meccaniche e negozi di bici che vendevano pacchi interi di integratori - spiegavano tra gli intervenuti Daniele Tecchiati e l’ex sindaco di Adria e consigliere comunale Massimo Barbujani - perché chi arrivava all’autodromo poi andava anche a conoscere il Delta». «E scoprendo un paesaggio unico, fatto di bellezze che prima non conosceva, poi tornava da turista», ha fatto eco il ristoratore Pino Longo, titolare di un ristorante-pizzeria che dopo la chiusura dell’autodromo ha dovuto «lasciare a casa due persone che lavoravano abitualmente secondo il calendario dell’autodromo».
L’Adria International Raceway - affermatosi non solo come impianto sportivo - è diventata negli ultimi 20 anni un riferimento nell’indotto «per aumentare i ricavi in bassa stagione», ha ricordato l’assessore a Taglio di Po Davide Marangoni. «E le gare Fia venivano titolate “Venice race”, tanto per dare un’idea della dimensione», ha ricordato il consigliere comunale adriese Lamberto Cavallari. Che poi ha puntualizzato: «Più della procedura fallimentare, pesa una battaglia giudiziaria che dura da anni. Ma il nodo della faccenda è nella novantina di cause in corso».

IL CASO IN REGIONE

Sul caso dell’autodromo, alla vigilia della discussione in consiglio regionale della mozione che aveva presentato lo scorso 28 gennaio, è intervenuta anche la consigliera Laura Cestari: «Bisogna cercare fino all’ultimo una soluzione. Ribadisco che la politica ha il dovere di esser unita e fronte unico in questo momento difficile: l’obiettivo dev’essere salvare l’indotto e in questa direzione ricordo che la Regione è ancora disponibile a un tavolo presieduto dall’assessore al Lavoro Elena Donazzan».
 

Ultimo aggiornamento: 15:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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