Lavoro, disoccupazione giovanile in crescita, ma non nel Polesine

Lunedì 24 Maggio 2021 di Francesco Campi
Molti giovani trovano un impiego nella ristorazione

ROVIGO

Nel 2020 la disoccupazione giovanile in Veneto è cresciuta a dismisura. Effetto anche delle ripercussioni della pandemia. Tuttavia il dato polesano è in controtendenza. Anzi, la provincia di Rovigo cede la maglia nera regionale che era sulle sue spalle da oltre un decennio. Considerando la fascia di età 15-24 anni, il Polesine registra una disoccupazione pari al 22,9%. Un numero decisamente alto, ma inferiore alla media nazionale del 29,4% e appena un punto sopra alla media regionale del 21,9%. Solo un anno fa, la quota di disoccupati fra i 15 e i 24 anni in Polesine era il 25<WC>,<WC1>3%, mentre quella regionale il 18<WC>,<WC1>2%. Nel 2016 si è toccato il drammatico record della disoccupazione giovanile polesana al 41,4% a fronte di quella regionale del 18,7%.<WC>

MIGLIORAMENTI

<WC1>Il dato di Rovigo, dal 2010 in poi era sempre stato il peggiore del Veneto. Nel 2020, invece, il tasso di disoccupazione nelle fascia di età 15-24 è peggiore sia a Venezia, 26,7%, che a Padova, 26,4%. Una prima spiegazione, anche se ovviamente non esaustiva, si può trovare nel crollo del turismo delle città d’arte. Anche Verona, infatti, pur attestandosi leggermente al di sotto di Rovigo, al 21,4% vede il dato schizzare in alto rispetto al 15,4% del 2019. Il settore turistico è uno di quelli che assorbono una quota maggiore di giovani lavoratori, spesso anche con contratti atipici. Il Polesine, per l’appunto, vede concentrati i flussi turistici quasi completamente nel settore balneare che per l’appunto, lo scorso anno, pur con tutte le difficoltà del caso, è stato il meno colpito dalle problematiche legate all’epidemia.<WC>
<WC1>Ovviamente sono molte le chiavi di lettura di questo dato<WC>,<WC1> che va preso con le molle. Innanzitutto perché le misure straordinarie per arginare la crisi, come l’estensione della cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti, hanno dopato il mercato del lavoro e le somme si potranno tirare solo quando si uscirà da questo guscio protettivo. <WC>V<WC1>a considerato come in Polesine <WC>sia<WC1> cresciuto fra 2019 e 2020 il numero degli inattivi, quelli che il lavoro non lo cercano, passati da 100mila a 105mila, con il quasi integrale contributo della quota femminile. A confermare la fragilità del tessuto economico polesano, i dati della disoccupazione per le altre fasce d’età. <WC>Fr<WC1>a i 18 e i 29 anni, per esempio, il Polesine ha il dato più negativo del Veneto, il 21,7% a fronte di una media regionale del 14,1%, solo leggermente inferiore al dato nazionale del 22%. Stesso discorso per la fascia 25-34 anni, con il tasso di disoccupazione provinciale al 14%<WC>,<WC1> mentre quello regionale è a<WC> <WC1>8,6% e quello nazionale al 14,1%.<WC>

DATO GENERALE

<WC1>Il tasso di disoccupazione complessivo, senza suddivisione per età, conferma le difficoltà della provincia, anche se non è quella messa peggio. La disoccupazione in Polesine nel 2020 si è attestata al 6,9%, in netto miglioramento rispetto al 2019 quando era arrivata a<WC> <WC1>8,2%<WC>. T<WC1>uttavia, se la media regionale è del 5,8%, a Vicenza è arrivata al 7% e anche Padova con il 6,4% non è che sia poi messa tanto meglio. Ovviamente in Veneto il quadro è pur sempre migliore rispetto a molte aree del Paese, considerato anche che il dato medio nazionale è comunque del 9,2%.<WC>
Veneto lavoro ha fatto il punto sull’Assegno per il <WC>l<WC1>avoro, un “buono” fino a 5.796 euro, spendibile per servizi di formazione, orientamento e ricollocazione<WC> per<WC1> i disoccupati residenti o domiciliati in Veneto che abbiano compiuto 30 anni. Al 31 marzo gli Assegni rilasciati dai Centri per l’<WC>i<WC1>mpiego <WC>s<WC1>ono arrivati <WC>a<WC1> 59.760, di cui 2.670, il 4%, da quello di Rovigo, una quota sostanzialmente pari a quella di Belluno. Fra gennaio e marzo di quest’anno sono stati rilasciati 6.986 assegni, una media di oltre <WC>due<WC1>mila al mese.<WC>
«<WC1>Un numero considerevole <WC>-<WC1> commenta l’assessore regionale al Lavoro e alla Formazione Elena Donazzan - ben superiore non solo alla media del 2020, ma anche a quella del 2019. C’è molta sfiducia, in generale, da parte dei disoccupati, elemento che ha fatto aumentare in modo significativo il numero degli inattivi. I dati dell’Assegno sono confortanti, considerato che oltre il 73% di chi ha usufruito del servizio ha poi trovato un lavoro, spesso con contratti stabili: l’esatto opposto del Reddito di <WC>c<WC1>ittadinanza, un’idea infelice<WC>»

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