ROVIGO - Giovedì la domanda era: cosa è successo? Ieri, invece, la domanda è diventata: chi? Ovvero, chi ha provocato l’esplosione. Nell’immediatezza del gravissimo fatto avvenuto al primo piano del polo scolastico di via Alfieri, dove si trovano le aule dell’Ipsia Marchesini, una volta appurato che nessuno si fosse ferito gravemente e che non ci fossero state conseguenze strutturali, era necessario capire che cosa fosse accaduto. Poi, però, a quanto sembrerebbe emergere, nella stanza all’interno della quale è avvenuta l’esplosione, l’aula “multifunzione”, ad uso pressoché esclusivo dei docenti ed utilizzata a volte per alcuni momenti di insegnamento della lingua italiana per gli studenti stranieri, è stato verificato che non c’era alcunché che potesse deflagrare autonomamente.
INCHIESTA APERTA
Così, dopo i primi accertamenti del Nucleo investigativo Antincendio territoriale dei vigili del fuoco che hanno repertato oggetti e prodotti che si trovavano all’interno dell’aula, è scesa in campo anche la Squadra mobile, alla quale sono state delegate le indagini dopo l’apertura da parte della Procura di un fascicolo a carico di ignoti.
CACCIA ALL’AUTORE
A questo punto, fra le ipotesi in campo, ha preso sempre più quota quella di una “manina”, che abbia toccato, buttato o innescato qualcosa. Forse anche solo una bomboletta spray. E, inevitabilmente, lo sguardo si svolge verso gli studenti ed il pensiero per un fatto gravissimo. Probabilmente andata ben oltre le previsioni e che poteva avere conseguenze pesantissime. Anche tragiche. «Qualcuno rischia grosso», dicono due ragazzi all’uscita della scuola. Alla domanda se abbiano sospetti la risposta è negativa. Anche se non particolarmente convinta. Le indagini, comunque, faranno il loro corso, anche se per momento gli inquirenti restano abbottonatissimi, essendo ipotizzabile un’eventuale responsabilità a carico di soggetti minori. E, al momento, non ci sono evidenze, né è stato reso noto quale sia stata la dinamica dell’esplosione. In ogni caso è escluso che si possa essere trattato di un problema di sicurezza delle strutture scolastiche. Come del resto, già rimarcato giovedì dal presidente della Provincia Enrico Ferrarese: «Dalle prime valutazioni, documentali nostre e dei vigili del fuoco con i sopralluoghi, sembra potersi escludere che ci possa essere stato un qualsiasi problema impiantistico. Anche perché in quella stanza non ci sono tubazioni di metano, né caldaie o altre apparecchiature potenzialmente pericolose. Quanto accaduto, poi, non ha pregiudicato la struttura che è stata dichiarata pienamente agibile». Ora la parola passa agli investigatori della Mobile.
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