The New York Times: Rovigo diventerà fra le 15 città più roventi d'Italia

Lunedì 1 Ottobre 2018 di Francesco Campi
The New York Times: Rovigo diventerà fra le 15 città più roventi d'Italia
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ROVIGO - Le mezze stagioni? Rischiano di scomparire davvero. E in particolare di lasciare il posto a estati sempre più lunghe e calde. A dirlo non è la saggezza popolare del vecchio adagio che da tempo immemorabile sancisce la scomparsa, appunto, delle mezze stagioni, ma uno studio del Climate impact lab, un gruppo formato da scienziati del clima, economisti e analisti dell'università della California, dell'Istituto di politica energetica dell'università di Chicago, della Rutgers university del New Jersey e dal Rhodium group, che nonostante un vago eco del nome Rovigo, nulla ha a che vedere con il Polesine ed è invece una società americana di consulenza e ricerca.

Secondo l'analisi realizzata per il quotidiano The New York Times, in cui è possibile vedere le evoluzioni delle temperature nel tempo e più in particolare, il numero di giorni con più di 32 gradi all'anno, Rovigo sarà fra le 15 città più roventi d'Italia, con quasi 70 giorni di supercaldo. In particolare, se 50 anni fa nel capoluogo polesano c'erano  sostanzialmente due settimane di temperature sopra ai 32 gradi, oggi il numero di giorni con alte temperature è già schizzato attorno a quota 40 giorni. Fra cinquant'anni, è la stima dello studio, si arriverà a 70 giorni, un mese in più.
Fra le città più colpite dagli aumenti delle temperature, oltre ai capoluoghi del meridione, le province padane. Ovviamente si tratta di proiezioni su modelli matematici, sulla base di una serie di fattori che nel tempo possono mutare. Come riporta il Ny Times, però, l'analisi utilizza già un parametro prudenziale: «Presuppone che i Paesi riducano le emissioni approssimativamente in linea con gli impegni presi nell'accordo mondiale di Parigi, anche se la maggior parte dei Paesi non sembra in realtà in grado di rispettare questi impegni».
L'ACCORDO DISATTESOSi tratta del documento sottoscritto alla conferenza sul clima di Parigi, nel 2015, da 196 Paesi, che hanno promesso di impegnarsi per contenere l'aumento della temperatura globale riducendo le emissioni. Si tratta di un'impostazione che il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha attaccato. Tuttavia, che le temperature stiano aumentando lo dicono i numeri. Se nel 1968 i giorni con 32 o più gradi erano 16, vent'anni dopo, nel 1988, erano già 22, mentre oggi sono approssimativamente 43. Quest'anno, seppur caldo, ha fatto registrare una piovosità sufficiente, ma molto concentrata e con eventi sempre più estremi, ma lo scorso anno la Pianura padana ha fatto i conti con una siccità di portata epocale.
SICCITÀ«Con riferimento all'area del Po, l'Autorità di bacino ha fatto presente che il quadro climatico osservato nell'ultimo ventennio e previsto per il futuro, è tale da configurare una situazione di criticità crescente, sia sotto il profilo della siccità che sotto il profilo della carenza idrica», è stata la risposta che nel giugno di un anno fa, l'allora sottosegretario all'Agricoltura Silvia Velo aveva fornito all'interrogazione presentata dal parlamentare polesano Diego Crivellari «sul perdurante pericolo idrico per siccità e l'innalzamento del cuneo salino nei fiumi». Il problema è noto ed è sui tavoli governativi. Resta da capire cosa concretamente si voglia e si possa fare.
Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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