Guerriglia fra bande rivali in città: identificati nove giovani stranieri

Martedì 2 Aprile 2019
Guerriglia fra bande rivali in città: identificati nove giovani stranieri
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ROVIGO - Una domenica pomeriggio ad alta tensione per una sorta di guerra fra bande che ha avuto come teatro le due piazze più significative di Rovigo: piazza Vittorio Emanuele II e piazza XX Settembre. Nella prima si è accesa la scintilla, attorno alle 15, con una violenta scazzottata. Che, dopo una breve fuga, si è sviluppata ulteriormente in Corso del Popolo. Alle 19, il secondo round, ancora più violento esploso sotto il porticato della Rotonda, culminato con la rottura di bottiglie di vetro lanciate durante una fuga precipitosa. «Sono in corso indagini per ricostruire i fatti e attribuire eventualmente responsabilità penali ai singoli che allo stato ipotizziamo per il reato di rissa. Non risultano accessi al pronto soccorso», spiega lapidaria la Questura, che sottolinea come nell'intervento del primo pomeriggio, quando in corso del Popolo sono arrivati anche una pattuglia dei carabinieri e  una della polizia locale, all'arrivo della volante «la lite era terminata, ma grazie alle indicazioni di alcuni passanti si riusciva a identificare due gruppi contrapposti: sei persone di nazionalità albanese e tre di nazionalità marocchina». Tutti giovani, ma maggiorenni, a parte uno che ne ha 17 e mezzo. Gli stessi che si sono affrontati in modo minaccioso, sotto gli occhi esterrefatti dei presenti, in piazza XX Settembre. Apparentemente, un chiarimento, dopo la scazzottata precedente che aveva visto, in particolare, i tre giovani marocchini accerchiati e colpiti con calci e pugni ben assestati, con uno dei tre sanguinante in volto. Quando già le forze dell'ordine stavano verificando i documenti e tutto sembrava essersi calmato, un ragazzo con un cane al guinzaglio, che abbaiava e ringhiava in modo minaccioso, ha apostrofato uno dei tre marocchini con una frase che poteva sembrare l'apparente giustificazione della rissa in un Corso ancora sonnacchioso: «Lascia stare la mia donna, capito?». Più che un chiarimento, visto anche lo stupore dell'altro, è apparso però quasi un modo per depistare e ricondurre tutto a una banale lite d'amore.
NESSUNA DENUNCIALe dichiarazioni dei ragazzi fermati e controllati sono state lacunose e inconsistenti. Nessuno ha puntato il dito contro gli avversari, né chiarito perché si siano pestati. Non era con le denunce che volevano chiudere i conti. Bensì a bottigliate. Questo si è capito solo dopo, alle 19, quando i giovani si sono ritrovati sotto il porticato della Rotonda. Uno dei tre marocchini aveva un grosso sacco di carta. Dentro, parecchie bottiglie vuote. Dopo qualche istante in cui i contendenti si sono fronteggiati impettiti, ecco il rumore dei cocci. I colli di bottiglia impugnati minacciosamente sono stati il preludio ad una fuga precipitosa. Lo squilibrio numerico ha visto due marocchini scappare verso viale Trieste, accompagnati da un fitto lancio di bottiglie di vetro. Una persona in bicicletta è rimasta impietrita di fronte a tanta violenza. Più di un residente si è affacciato. Tutto è durato pochi istanti, ma sufficienti a far gelare il sangue a chi in quella stessa piazza fa giocare i propri bambini. Quando è arrivata la volante della polizia, ormai i protagonisti si erano dileguati.
IL CAPPELLANODon Gianni Vettorello, ex rettore della Rotonda, cappellano della polizia, guardando i vetri a terra scuote la testa: «Quando c'erano i miei ragazzi, i ragazzi del muretto', queste cose non succedevano. Mangiavano il gelato sugli scalini, avevo messo dei cestini perché buttassero le cartacce: per qualcuno era un affronto. Ma almeno, a loro modo, la Rotonda la custodivano, ne erano gelosi».
Francesco Campi
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