Il sindaco: «Voglio abolire l'ordinanza anti-smog, è ingiusta e inutile»

Mercoledì 10 Ottobre 2018
Manifestazione anti-smog a Rovigo nel 2017
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ROVIGO L'ordinanza per il blocco delle auto per fermare l'inquinamento non blocca quasi nessuno. Le auto immatricolate dal 93 in poi, quindi Euro 1 comprese, escono dalle maglie del divieto, che invece imponeva lo stop fino alle Euro 3, per una curiosa eccezione contenuta nel testo, in cui si introduce una deroga per le auto con le marmitte catalitiche: e dal 1993 tutte le auto immatricolate in Italia sono per legge dotate del catalizzatore. Ovvero, a conti fatti, circa il 95% del parco circolante è libero di circolare. Se l'ordinanza doveva ridurre il numero dei mezzi sulle strade, l'obiettivo non è stato centrato.

IL SINDACO «Stiamo cercando commenta il primo cittadino Massimo Bergamin - di trovare gli appigli giuridici per superare l'ordinanza e per poterla revocare. Fosse per me la ritirerei subito, perché prima di tutto sto dalla parte dei cittadini e non è giusto che ci siano persone che non possono circolare con la propria auto e famiglie che non possono accendere le stufe a pellet, comprate grazie agli incentivi, e che questo valga solo per chi vive a Rovigo». Il sindaco che non entra nel merito del passaggio dell'ordinanza, che di fatto si può leggere come un liberi tutti, ritenendo sostanzialmente la questione intera da inquadrarsi in una diversa prospettiva: «Se si rendono necessarie misure drastiche e dolorose per arginare l'inquinamento non è che possono valere solo per Rovigo, perché ha più di 30mila abitanti: l'inquinamento non si ferma ai confini comunali».
 
ATTO DEPOTENZIATO In ogni caso, l'atto con il quale, secondo gli annunci, era stato introdotto il blocco alle auto, non risponde a quanto previsto.

Fra l'altro l'ordinanza, non è stata nemmeno inviata alla Motorizzazione civile, anche se nel testo si accolla proprio a quegli uffici il compito di fornire agli automobilisti l'attestato che la propria auto sia dotata di marmitta catalitica che esenta dal divieto. Ora, resta da capire se sarà mantenuta in vigore, se sarà ritirata o se sarà modificata. Tutto ora sembra avvolto dai fumi dell'incertezza. Il punto è che l'ordinanza in questione rientra nelle azioni previste dal Piano Regionale di tutela e risanamento dell'atmosfera e dalle ulteriori misure stabilite dal Nuovo accordo di programma per l'adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento per il miglioramento della qualità dell'aria nel Bacino Padano, sottoscritto dalle Regioni Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. «Non voglio certo andare contro la Regione, ma non voglio nemmeno andare contro i cittadini», taglia corto Bergamin. Il problema non è di poco conto, perché se da un lato è vero che il primo cittadino si è trovato a dover fronteggiare le rimostranze di chi ha fatto presente i problemi che l'ordinanza, prima che ne emergesse la falla, avrebbe creato impedendo l'utilizzo della propria auto, dall'altro è vero anche che il problema dell'inquinamento non è da sottovalutare, anche se a breve termine è una questione invisibile. Già a febbraio, quando era scattata la prima delle domeniche ecologiche, con lo stop alle auto in centro, c'era stato un pasticciaccio, perché nessuno aveva controllato il rispetto dell'apposita ordinanza e non erano nemmeno state messe le transenne ai varchi d'ingresso in centro. Ora, un nuovo caso. Eppure, anche Rovigo è fra i colpevoli delle due procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia proprio per il mancato rispetto delle norme sui superamenti, continui e di lungo periodo, dei valori limite del Pm10. POLVERI ALLE STELLE E Rovigo, seppur in buona o cattiva compagnia, dipende dai punti di vista, è proprio una delle città fuorilegge. Nel 2017 il capoluogo guida la classifica dei superamenti del limite giornaliero per la protezione della salute umana di 50 microgrammi per metro cubo di aria con ben 80 giorni neri, quando secondo i parametri stabiliti in base alle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità gli sforamenti non devono essere più di 35 in un anno. Non tanto meglio va a Badia Polesine, dove la centralina Arpav ne ha documentati 79, mentre ad Adria sono stati 66. Francesco Campi

Ultimo aggiornamento: 13:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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