Da nove mesi prigioniera di una rara malattia autoimmune: la scopre dopo una banale caduta in casa

Lunedì 13 Dicembre 2021 di Enrico Garbin
Marta Finotto con il marito Rossano
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ROSOLINA - Da nove mesi è prigioniera di una malattia rara, una variante della sindrome Guillain-Barré denominata Miller-Fisher, che l'ha costretta in un letto, incapace di controllare i muscoli del suo corpo e di respirare autonomamente, ma lucida e determinata a venirne fuori. È l'odissea che sta vivendo la rosolinese Marta Finotto, 58 anni compiuti a settembre, e il dramma cui assistono impotenti il marito Rossano Martinello, i tre figli e tutti i suoi cari. «A risvegliare una malattia probabilmente latente è stata una banale caduta domestica il 24 febbraio -racconta Rossano-. Il 3 marzo si è alzata accusando stanchezza articolare e diplopia. Ci siamo rivolti al pronto soccorso di Porto Viro e ci è stata consigliata una visita neurologica a Rovigo da cui è stata dimessa senza una diagnosi precisa. Il giorno dopo non si reggeva più in piedi. Dopo una serie di altre analisi è stata posta in coma farmacologico. Fino alla sentenza: sindrome di Miller-Fisher, malattia autoimmune che vede il sistema immunitario attaccare erroneamente i nervi periferici portando alla paralisi e, nel suo caso, anche all'insufficienza respiratoria». Toccato il culmine, la malattia tende a stabilizzarsi consentendo un recupero più o meno completo. Fondamentali, però, i tempi delle cure riabilitative. «Da agosto ho contattato 18 strutture, trovando infine quella giusta a Ferrara, dove Marta è stata trasferita il 22 settembre -continua Rossano- con un virus che ha creato complicazioni prima di poter essere trasferita in pneumologia per il percorso di riabilitazione».
Coppia molto legata, sposata da 38 anni, Rossano visita e assiste Marta quotidianamente, una presenza che la psicologa ritiene fondamentale per il recupero. Ma nonostante la donna sia stata dichiarata invalida civile al 100%, fin qui il marito non ha potuto accedere ai benefici della legge 104 e ai due anni di congedo retribuito come Caregiver. «Se in questi otto mesi ho potuto stare al fianco di Marta, è grazie alla sensibilità dei miei titolari, la famiglia Poletto di Villa Momis, che mi ha garantito più della semplice flessibilità lavorativa -riconosce Rossano- e poi al sostegno trovato nel direttore della banca Adria Colli Euganei di Rosolina, Riccardo Travaglia, e nel Vespa Club Delta del Po col presidente Daniele Lazzarini. Non siamo mai stati abituati a chiedere, ma questa situazione ci ha messi in difficoltà e ci serve aiuto per venirne fuori».

 

Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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