Vede mamma e figlio in difficoltà, si butta in acqua e li salva dalle onde

Mercoledì 19 Giugno 2019 di Elisa Cacciatori
Federica Donà, assistente bagnina di Rosolina
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ROVIGO - Non ci ha pensato due volte e si è tuffata per salvare una mamma e suo figlio che rischiavano di affogare nelle acque di Rosolina Mare. Fresca di brevetto ottenuto durante l’inverno, l’assistente bagnante Federica Donà, 36 anni, madre di due bambini, lunedì nelle acque della spiaggia libera tra i Bagni dal Moro, dove lavora, e Marina di Caleri ha portato a termine con successo il suo primo salvataggio grazie a prontezza di riflessi e spirito di abnegazione.  
«Sentivo urlare in quel tratto di mare dove c’è una buca e una forte corrente di risacca e mi sono avvicinata alla battigia per fischiare – racconta - Sono stata sopraggiunta da una signora tedesca, che mi ha detto che le persone in acqua erano esperti nuotatori. Mi sono girata giusto un attimo per tornare alla torretta quando le urla si sono fatte più insistenti e ho capito che i bagnanti non stavano giocando, ma erano in difficoltà. Niko Fornasiero, ragazzo del servizio spiaggia, era vicino a me quando ho notato la scena; appena ho deciso di buttarmi in acqua è corso a portarmi il baywatch, un gesto che è stato fondamentale per mettere in sicurezza i bagnanti. Si trattava di un bambino di circa 10 anni, ho ancora impressi i suoi occhi azzurri pieni di terrore, accompagnato da una signora, credo la madre».
IL RINGRAZIAMENTO
E ieri mattina i due bagnanti che sono in villeggiatura a Rosolina Mare non hanno mancato di tornare in spiaggia per ringraziare la bagnina. «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) mamma e figlio sono passati a salutare - racconta Federica - Lei mi ha spiegato che il bambino fatica a tornare in acqua perché è rimasto traumatizzato dall’esperienza. Seppur abituati ad andare a Tenerife, non si erano infatti mai trovati in una situazione del genere. Il problema nel loro caso è stata una buca creata da una corrente di risacca. Un occhio esperto la sa riconoscere perché in quel tratto non si creano le onde, ma un bagnante queste cose non le può sapere e nelle spiagge libere non c’è nessuno che possa avvisare del pericolo o dei segnali. In mattinata ho poi visto che madre e figlio si sono immersi in acqua, ma stavolta hanno scelto di stare proprio davanti a me». Il salvataggio andato a buon fine è un’occasione per Federica, che vive da sempre al mare, dove lavora nello stabilimento creato dalla famiglia ben settant’anni fa, di porre l’attenzione e una riflessione sulle spiagge libere e, in particolare, sull’assenza di sorveglianza in quei tratti del litorale in cui i villeggianti sono numerosi. «Quando si fa questo lavoro non si possono chiudere gli occhi sulle spiagge libere, abbiamo un cuore e mi sono resa conto che erano in reale pericolo – spiega - I bagnanti mi hanno ringraziata, io ho spiegato loro come faccio con tutti che il mare non è la piscina, anche se si tratta di nuotatori esperti. È giusto poter scegliere dove nuotare, se pagare una spiaggia attrezzata o meno, ma se fosse accaduto qualche centinaio di metri più in là, vicino alla pineta, chi sarebbe intervenuto? Ci sono zone dove non esistono controlli, è una vita che segnaliamo questo problema. Io cerco di fare prevenzione, ce l’ha insegnato il maestro di salvamento Luca Doati al corso della Guardian Servizi ed è davvero importante; per esempio domenica segnalavo il vento da terra a tutti quelli che entravano in acqua con materassini o gonfiabili, avvisavo che la corrente li avrebbe portati al largo in un baleno».
A Rosolina sono nove le spiagge libere del litorale. In queste aree, chi corre in soccorso? «In questo caso sono intervenuta, ma se dovesse capitare che io o qualche altro collega non riuscissimo a farlo, la colpa di chi sarebbe se succedesse qualcosa di grave?».
Ultimo aggiornamento: 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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