Dilaga la prostituzione in casa, scoperti anche matrimoni combinati con ragazzine

Mercoledì 19 Ottobre 2022 di Francesco Campi
Un appartamento per appuntamenti individuato dalle forze dell'ordine nel Rodigino
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ROVIGO - Una piaga invisibile, della quale non è immune nemmeno il Polesine. Dal caporalato allo sfruttamento sessuale di donne costrette alla prostituzione fino ai matrimoni combinati, che riguardano anche bambine che vivono nella nostra provincia: ieri, in occasione della Giornata europea contro la tratta, il tema è stato affrontato nel corso di un articolato incontro nel Salone del Grano, organizzato dalla Consigliera provinciale di Parità Loredana Rosato con la collaborazione di Provincia, Prefettura, Ispettorato del Lavoro, Caritas e Ordine dei Consulenti del Lavoro.

IL FENOMENO

«La tratta è un fenomeno articolato, complesso, mutevole e sommerso», ha premesso Irene Rigobello, coordinatrice servizi e area anti-tratta della Caritas, sottolineando come anche in Polesine vi siano numerose persone con storie personali segnate da questo tipo di dolorose vicende. «Perché la tratta non significa solo sfruttamento lavorativo, che inquina in modo subdolo nostra quotidianità forse molto più di quanto pensiamo, ma è un fenomeno sfaccettato e complesso, che si articola in anche altre forme di sfruttamento. Come quella dei matrimoni combinati, che sembra un fenomeno lontano, ma che recentemente ha visto la nostra equipe di Bagnolo incontrare una ragazzina di 11 anni che era promessa sposa. E come lo è lo sfruttamento sessuale che avviene in modo subdolo perché non si è sviluppato sulla strada come in altra città anche vicine, quindi non lo vediamo e non è percepito. Invece, il fatto che avvenga all’interno di appartamenti è anche peggio, perché sulla strada per gli operatori dei servizi sociali è possibile avere contatti con queste donne, mentre a quelle che lavorano al chiuso, indoor è il termine che viene usato, viene levata anche questa possibilità». 

PROSTITUZIONE IN CASA

Ma gli operatori polesani non si sono fermati nemmeno di fronte a questo ostacolo. E, con un lavoro quasi investigativo, hanno cercato di raggiungere lo stesso queste donne. Come ha spiegato Thomas Dall’Ara, operatore territoriale del progetto Navigare (Network antitratta per il veneto intersezioni governance azioni regionali), «dal primo luglio 2021 ad oggi l’equipe di Rovigo è entrata in contatto 242 persone. Di queste, 99 sono quelle che abbiamo contattato telefonicamente nell’ambito dell’analisi della prostituzione indoor: per raggiungere i clienti, pubblicano annunci online e con un lavoro di mappatura e ricerca, abbiamo poi provato ad avere un contatto con queste persone con lo scopo far conoscere a potenziali vittime il nostro servizio, con la proposta prioritaria di accompagnamento sanitario. Delle 242 persone, altre 71 sono state incontrate durante 22 attività di accompagnamento alle attività ispettive svolte in tutta la provincia da Ispettorato del Lavoro, Spisal e forze dell’ordine, con i quali si è instaurato un ottimo rapporto. Accessi che hanno spaziato in tutti gli ambiti, dall’agricoltura alla ristorazione, dalla logistica ai centri benessere, fino ai laboratori tessili. Perché lo sfruttamento può colpire qualsiasi settore. Altre 42 persone, poi, le abbiamo incontrate attraverso momenti informali di gruppo. Delle 242 persone che abbiamo contattato, per 30 ci sono stati uno o più colloqui, avviando di fatto un percorso».

EVOLUZIONE

Ma il fenomeno della tratta è in continua evoluzione e, per questo, si sta tentando dare anche una risposta diversa dalla presa in carico in comunità. Questa risposta diversa, che ha interessato 56 delle 242 persone si è esplicitata in una o più azioni di prossimità, che vanno dal supporto legale per la regolarizzazione al favorire la partecipazione a corsi di alfabetizzazione fino all’aiuto nella ricerca di una casa, ma primariamente nell’accompagnamento all’accesso sanitario ed ai servizi, dai quali queste persone sono in qualche modo escluse. Azioni che hanno lo scopo di migliorare la condizione di vita di queste persone in condizioni di fragilità ma non ancora pronte ad entrare in un programma di uscita dallo sfruttamento, perché oltre alle cicatrici personali, è anche necessaria consapevolezza e partecipazione attiva».
 

Ultimo aggiornamento: 22:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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