Primo pugile con protesi al braccio affronta sul ring un normodotato

Domenica 25 Novembre 2018 di Nicola Astolfi
Michele Brusaferro
Il rodigino Michele Brusaferro è il primo atleta con protesi a un braccio, nel suo caso il sinistro, che ai Campionati nazionali di Gym boxe ha incrociato i guantoni con un pugile normodotato: ha combattuto nella categoria Over, cioè tra i 51 e i 65 anni, sotto i 70 chilogrammi di peso, lo scorso fine settimana al Pala Santoro di Roma. È un primato che il 55enne avvocato ed ex assessore comunale al Bilancio, ha raggiunto dopo un anno di lavoro con la Pugilistica Rodigina nella palestra di viale Trieste, vincendo la sfida che un anno fa gli aveva lanciato il maestro di boxe Cristiano Castellacci: «Vieni in palestra e raccogli questa sfida», gli aveva detto durante il Trofeo Carlo Castellacci.
SFIDA AI PREGIUDIZI La sfida, più che a Michele, la Pugilistica Rodigina l'ha lanciata ai pregiudizi e alle regole che in alcune discipline impediscono a chi ha una disabilità di avere le stesse possibilità di fare sport agonistico. Brusaferro, nel percorso che l'ha portato al ring di Roma insieme ad altri 200 atleti amatori, è stato seguito dai maestri Castellacci, Carlo Brancalion ed Enrico Pizzardo. «In palestra non ho mai avuto sconti e ad ogni errore sono sempre stato ripreso», ricorda Brusaferro, che ha utilizzato protesi diverse a seconda degli esercizi da svolgere in preparazione all'incontro disputato il 18 novembre contro Paolo Piromalli della Gladiators.
La Gym boxe è l'attività del settore amatoriale della Federazione pugilistica italiana che prepara al pugilato con il contatto controllato. È uno sport che richiede elasticità e potenza, coordinazione, equilibrio fisico, grandi motivazioni. E soprattutto «un campionato italiano non si prepara in un fine settimana», racconta Michele: Pizzardo l'ha fatto anche arrampicare sul muro per i piegamenti in verticale a testa in giù, come chiede a tutti i pugili che allena. «Abbiamo esaltato le sue capacità e curato le lacune - spiega Castellacci -, esattamente come facciamo per qualsiasi agonista che si prepara a una competizione». 

UN ANNO DI LAVORO Dopo un anno di lavoro in palestra, «arrivato sul ring per l'incontro, ero pronto. Non è stato semplice e questa è solo una partenza, che vale per tutte le persone con disabilità», dice Michele. E in famiglia cos'hanno detto? Qualche dubbio era venuto: «Mio fratello - racconta - un giorno m'ha detto: Ma t'è venuto un embolo? Per 55 anni non ti sei mai comportato da disabile. Io non mi sento un disabile - continua Michele - e nessuna persona con disabilità si sente disabile: è l'ambiente a considerare così le persone».
Brusaferro ha portato a casa da Roma, con onore, una medaglia d'argento, dopo le due riprese da un minuto e mezzo, con intervallo di un minuto, previste dal regolamento del torneo: l'avversario non ha vinto perché è normodotato, ma per la migliore preparazione tecnica. «Appena è suonato l'ultimo gong - racconta Michele - l'abbraccio del mio avversario è stato sentito, non scontato. Gli hanno chiesto: Hai combattuto normale?. E lui ha risposto: Ho picchiato come dovevo».

OSTACOLO ABBATTUTO L'abbraccio s'è ripetuto negli spogliatoi e altri atleti hanno chiesto di scattare una foto insieme, per ricordare l'emozione e tutto quello che l'incontro ha significato per la parità di possibilità. Per la Pugilistica Rodigina è una questione di giustizia sportiva: «Brusaferro ha aperto una porta dove tutti devono entrare: in giro per l'Italia ci sono tanti Michele che hanno bisogno di essere trattati come lui». Brusaferro è stato il primo a far cadere l'ostacolo che la Federazione pugilistica aveva posto, finora, a tutela della salute degli atleti con disabilità: possono partecipare ai Campionati italiani di Gym boxe, infatti, solo gli atleti amatori regolarmente tesserati alla Fpi e con certificazione sanitaria medico sportiva.

CONI E COMUNE ASSENTI Nell'incontro pubblico in palestra dove ha raccontato, tra le corde del ring, la sua storia, per Bruisaferro c'è stato un unico rammarico: per la città ha partecipato solo Gianfranco Frigato del Panathlon Rovigo. «Ci dispiace che non ci siano né Coni né l'assessore comunale allo Sport», ha fatto notare Enrico Schiesaro del direttivo della Pugilistica, perché «sconfiggere i pregiudizi è un dovere di tutti». 

 
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