Stallo sui diritti di pesca: «Ma gli operatori non possono attendere»

Domenica 4 Luglio 2021 di Anna Nani
Pescherecci

PORTO TOLLE - Era il 2019 quando, dopo una lunga battaglia, il Consorzio pescatori del Polesine ottenne il rinnovo della convenzione che prorogava per 15 anni i diritti esclusivi di pesca che insistono nelle lagune di Porto Tolle. Da lì si aprì un nuovo contenzioso che vide la struttura consortile rivolgersi al Tar, dopo che il Consiglio di Stato aveva deciso che fosse il Tribunale amministrativo del Veneto a dirimere la causa volta a ottenere il via libera alla graduatoria per il rilascio delle autorizzazioni di pesca. Sono una sessantina le persone che aspettano di ricevere il via libera per andare a pescare, tra queste anche Virginio Tugnolo, consigliere della coop Pila, presidente lampo del Consorzio (rimase in carica 10 mesi), ex consigliere comunale della lista Pizzoli e pescatore di lungo corso che si è fatto portavoce per i colleghi in lizza.
LA CONTESA
«Da allora sono passati 2 anni e mezzo, tanto, e più è il periodo in cui stiamo aspettando di avere il permesso di pesca per poter tornare a lavorare. Invece, si continua a temporeggiare e nessuno si assume la responsabilità di far lavorare queste famiglie. Il giorno in cui manifestammo per il rinnovo dei diritti esclusivi di pesca davanti a Palazzo Celio mi dissero che nel giro di pochi giorni si sarebbe sistemato tutto e sarebbero stati rilasciati. Invece, non è stato così. Avrei potuto comprendere all’inizio, ma dopo aver avuto l’ennesimo parere favorevole mi sarei aspettato un’assunzione di responsabilità verso la propria gente». 
«Era risaputo che la Provincia avrebbe fatto ricorso, perché il presidente del consorzio non ha firmato subito i permessi, dandoci così la possibilità di andare a lavorare? – rimarca ancora Tugnolo -. Nonostante sia stato vinto il contenzioso al Tar, siamo ancora qui ad aspettare. Perché la Provincia ha impugnato la sentenza e ha deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato? Si sapeva che le cose sarebbero andate per le lunghe, ma almeno in questi due anni e mezzo avremmo lavorato». 
RITARDI INCOMPRENSIBILI
Tugnolo comprende il voler agire nella legalità del Consozio, ma evidenzia: «A un certo punto è necessario anche assumersi delle responsabilità e dei rischi perché ci sono persone in lista che aspettano anche da molti anni di avere il proprio via libera. Ci sono figli di pescatori (esiste un regolamento interno che permette di trasmettere il permesso di padre in figlio, ndr) i cui genitori sono morti e non hanno fatto in tempo a prendere il permesso; c’è poi anche una regola interna che dice che si può lavorare fino a 75 anni, invece ci sono anziani di 77/78 anni che tutte le mattine devono presentarsi al pontile per non perdere la giornata, sempre per il medesimo motivo. Alla faccia del rinnovamento e del largo ai giovani».
LA DENUNCIA
«Speriamo che dopo questa denuncia qualcuno si metta la mano sul cuore - conclude Tugnolo -. Come guadagnano la giornata coloro che sono al Consorzio, gli avvocati che lo difendono, il presidente della Provincia e la segretaria generale, anche noi abbiamo il diritto di portare a casa il pane. Giusto dirimere le questioni, ma è anche giusto far lavorare la propria gente. Il comparto ittico è l’unica azienda che non è aiutata dalla politica, sembra che si preferisca lasciare a casa dei pescatori che necessitano di lavorare».
 

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