Mercato del lavoro, nel primo semestre 2022 saldo ancora positivo, ma il sistema sta rallentando

Mercoledì 20 Luglio 2022 di Francesco Campi
Mercato del lavoro, nel primo semestre 2022 saldo ancora positivo, ma il sistema sta rallentando

ROVIGO - Due anni di crisi che il Polesine dal punto di vista della tenuta occupazionale ha superato meglio rispetto alle previsioni e in modo meno doloroso rispetto alle altre realtà venete. Ora, però, si registra un rallentamento. In Veneto, come del resto in tutta Italia, nel primo semestre del 2022 si è registrato il ritorno ai livelli occupazionali precedenti all’ondata pandemica e a livello regionale, il volume di assunzioni nel settore privato del periodo gennaio-giugno è stato pari a 335.500 nuovi contratti, il 30% in più rispetto alle 257.200 dello stesso periodo del 2021 e seppur leggermente, anche più delle 323.100 assunzioni del 2019. E il saldo occupazionale, ovvero, la differenza fra assunzioni e cessazioni di contratti, è stato di 77.500 posizioni lavorative in più, superiori a quelle dello stesso periodo degli anni precedenti.

LA SITUAZIONE

In un simile quadro, allora, ecco che i numeri della provincia di Rovigo, con un saldo semestrale di più 4.100 unità, dato dalla differenza fra 16.600 nuove assunzioni da gennaio a giugno e 12.519 cessazioni, risultano meno brillanti rispetto al resto delle altre province. Pur mantenendosi in crescita, infatti, il saldo appare di poco superiore a quello del primo semestre del 2021, quando era stato pari a 3.996. E la crescita del 2019, quando il saldo era stato di 4.914 contratti in più, sembra ancora lontana, ma va pur detto che nel frattempo è intervenuto anche un diverso metodo di calcolo. Tuttavia, nel primo semestre dell’ultimo anno ante Covid, il 2019, le assunzioni in Polesine erano state 16.312, quindi inferiori a quelle del 2022. Rispetto al primo semestre 2021, però, la crescita delle assunzioni fra gennaio e giugno di quest’anno è stata pari al 5%, la più bassa fra le province venete, con Venezia addirittura a 58%, Padova e Vicenza 28%, Treviso 23%, Verona 21% e Belluno 17%.
Questa immagine, che emerge dall’ultimo numero della “Bussola” di Veneto lavoro, va letta alla luce dello sconquasso degli ultimi due anni e del fatto che il Polesine ha fortunatamente e inaspettatamente pagato un dazio meno pesante rispetto alle altre realtà del Veneto. «In pressoché tutti i territori assunzioni e saldi - si sottolinea nell’analisi di Veneto lavoro - sono migliori di quelli del primo semestre del 2019, con l’eccezione di Verona che pur mostrando buoni saldi, è ancora sotto di 3.000 unità e di Venezia con un bilancio gennaio-giugno lievemente inferiore rispetto ad allora».

SENZA IMPIEGO

Per quanto riguarda il fronte opposto, quello di chi un lavoro non ce l’ha, il flusso delle dichiarazioni di disponibilità nel semestre in Polesine è stato pari a 3.005 unità, in crescita rispetto alle 2.799 del 2021 e alle 2.389 del 2020. Il numero di “disponibili” è salito a 16.864 polesani, dei quali 10.106 donne, oltre a 6.017 in sospensione, perché occupati temporaneamente o perché in conservazione della condizione di disoccupazione per ragioni di reddito. A giugno, in tutto il Veneto, con 63.100 assunzioni, si è registrata una flessione del 3% rispetto al giugno di un anno fa, ma una crescita del 7,3% rispetto al 2020, quando erano state 58.800. A Rovigo le assunzioni il mese scorso sono state 3.040, il meno 2,7% rispetto al giugno 2021, con un aumento più contenuto, 3,23%, rispetto alle 2.945 del giugno 2020.
La comparsa del segno meno, dopo mesi e mesi in positivo viene sottolineata dall’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan. «A giugno il mercato del lavoro veneto ha cominciato a mostrare alcuni segnali di rallentamento e il calo della domanda di lavoro è un campanello d’allarme da non sottovalutare. Nonostante permangano segni positivi, il protrarsi del conflitto in Ucraina, le difficoltà di approvvigionamento energetico e il rincaro del costo delle materie prime, con la conseguente diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, iniziano a pesare. Dobbiamo monitorare attentamente questi segnali, perché il quadro complessivo di incertezza potrebbe avere ricadute negative anche in termini di posti di lavoro».
 

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