ROVIGO - Il Polesine si conferma anche al giro di boa del 2021 la provincia che meno sembra aver pagato dazio al Covid in termini occupazionali, con numeri doppi rispetto al 2020, ma anche di gran lunga migliori rispetto al 2019, l’ultimo anno dell’era a.C., ante Covid. Da gennaio a giugno, infatti, per quanto riguarda le posizioni di lavoro dipendente nel settore privato si sono registrate 8.074 assunzioni e 5.789 cessazioni: il bilancio occupazionale è quindi di 2.285 posti in più. Nel secondo trimestre del 2020 erano stati 1.407, mentre nel 2019 1.978. Bisogna però essere cauti nel parlare di tenuta dell’occupazione in Polesine, provincia che stando a tessuto economico ha maggiori fragilità rispetto al resto del Veneto, visto che ancora non si può avere una stima di quello che potrà accadere con la fine del regime “tutelato” grazie al blocco dei licenziamenti. Gli effetti dello sblocco in provincia di Rovigo sono un’incognita non di poco conto sulla quale hanno manifestato a più riprese i propri fondati timori tutte le sigle sindacali.
BUON RISULTATO
Anche se il dato, quindi, va preso con la massima cautela, si tratta comunque di un risultato che indica come in questa prima metà dell’anno il Polesine abbia ancora retto all’urto della pandemia. Paradossalmente a
L’ANALISI
I dati che arrivano dall’Osservatorio di Veneto Lavoro sono comunque con il segno più per tutta la regione: «Il mese di giugno – si legge nell’analisi
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