Polesine, la "Mesopotamia d'Italia" star del turismo eco-sostenibile

Martedì 17 Maggio 2022 di Bruno Cera
la copertina di Itinerari

ROVIGO - Stretto tra il Po a sud l'Adige a nord, in bilico tra terre dolci e salate, tra terre solide e precarie, il Polesine regala scenari unici. Comincia così il servizio della rivista Itinerari e luoghi in edicola da qualche giorno. Autori Alberto Campanile e Anna Brianese, s'intitola Mesopotamia d'Italia e coerentemente punta, sì, su storia, arte e gastronomia (i tesori archeologici, le ville di Fratta, cozze e vongole delle Sacche), ma soprattutto su fiumi e canali, su quegli intrecci di rami e riflessi che sono la vera unicità di questo territorio.

Un patrimonio in cui calarsi con rispetto e lentezza: e non a caso le prime immagini a corredo dell'articolo mostrano escursionisti in bici e kayak e un gruppo di cavalieri a Barricata. Ciò anche in linea con lo spirito della rivista che da 30 anni (in anticipo su molti altri) privilegia il turismo eco-sostenibile. È solo l'ultimo di una serie di reportage che, di recente, testate e trasmissioni stanno dedicando al Polesine. Per anni sottostimata, la Mesopotamia d'Italia sta diventando di moda.

Abbiamo raggiunto il direttore di "Itinerari", Enrico Caracciolo. Quali sono i criteri generali della vostra rivista per la scelta di un luogo?
«In questi ultimi 2 anni l'esplosione del Covid e delle restrizioni connesse alla pandemia ci hanno indotto a concentrarci di più sull'Italia. Abbiamo una rete di giornalisti e fotografi professionisti, viaggiatori attenti e curiosi: il più delle volte sono loro a proporre dei servizi, in altre li individuiamo noi. Il nostro e il loro approccio è cercare l'autenticità: non correre di qua e di là per mettere una crocetta (per raccogliere le figurine, dico sempre io), ma prendersi del tempo, cercare il senso, lo spirito del luogo».
E in particolare cosa vi ha portato in riva ad Adige e Po?
«È una terra differente, a cavallo di due fiumi, e ciò ha determinato un ambito naturale, un'evoluzione umana speciali. Quando Alberto Campanile, uno dei nostri collaboratori storici, praticamente il nostro agente per il Nordest, ce l'ha proposta non abbiamo esitato un momento».
Cosa vi ha colpito di questo territorio?
«L'acqua è il filo conduttore, è l'elemento che più ha inciso e incide sul profilo di quest'area. Abbiamo inserito diverse immagini con siti e sfondi acquatici anche per ispirare lettori cittadini abituati al cemento. E poi la gente. Anche in questo viaggio abbiamo incontrato persone - direttori di istituzioni, guide turistiche, artigiani, ristoratori - che si sorprendevano di come ci appassionavamo alle loro indicazioni. Non avevano la consapevolezza della bellezza in cui vivono. Ma anche loro cominciano a capire che un territorio non ha più bisogno di essere pompato a livello di immagine, come accadeva 20 anni fa; se ha qualcosa da dire - e il Polesine lo ha - ha bisogno semmai di dotarsi di alcune infrastrutture di base. La gente oggi chiede genuinità: il produttore di vino o di olio diventano i migliori testimonial».
Ha dei ricordi personali?
«Anni fa visitai il Museo della giostra di Bergantino: una sorpresa assoluta. Di recente sono stato ospite di una serata degli Amici della bicicletta di Rovigo: la città sta offrendo mostre di alto livello. E non dimentichiamo i molluschi di Scardovari».
Il turismo lento si sta espandendo: in quest'ottica che prospettive ha il Parco del Delta?
«Straordinarie - è sicuro Enrico Caracciolo - Vede, finora dettavano legge i luoghi dotati di un solido brand, pensiamo a Venezia, alla Toscana, alla Costiera amalfitana. In parte è ancora così, ma si sono aperti spazi diversi. Il turista, diciamo, responsabile vuole scoprire ambiti non consumati e lo vuole fare in modo sano e sostenibile, camminando, pedalando, pagaiando. Il Parco del Po è perfetto; l'importante - ripeto - è che offra dei punti di riferimento per l'accoglienza. Il resto verrà da sè».

 

Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 14:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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