A Rovigo il capo dei clan nigeriani accusati di stupri, rapine e violenze

Mercoledì 4 Dicembre 2019 di Francesco Campi
A Rovigo il capo dei clan nigeriani accusati di stupri, rapine e violenze
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ROVIGO - L'ombra lunga della mafia nigeriana si affaccia anche in Polesine. All'alba di ieri è stato infatti arrestato a Rovigo uno dei 32 destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, tutti nigeriani, ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, alla tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù, alle estorsioni, alle rapine, alle lesioni personali, alla violenza sessuale, all'uso di armi bianche ed allo sfruttamento della prostituzione e dell'accattonaggio. L'operazione, chiamata Drill, punizione, come l'elemento chiave dell'organizzazione, è stata condotta dalla Squadra mobile di Bari, con il coordinamento del Servizio centrale operativo, e la collaborazione delle Questure, oltre che di Rovigo, di  Taranto, Lecce, Caserta, Roma, Ancona, Matera, Reggio Emilia, Cosenza e Trapani, nonché alle attività di cooperazione internazionale dell'Interpol in Germania, Francia, Olanda e Malta. La Mobile rodigina si è occupata di rintracciare e catturare Gbidy Trinity, 23 anni, ritenuto uno dei vertici dell'organizzazione. Fra l'altro, quanto emerso con le indagini, si è dimostrato sovrapponibile a quanto scoperto anche da altre Squadre mobili in Italia, a conferma di come la mafia nigeriana si sia radicata in molte zone, Veneto compreso, con insediamenti di cellule di ispirazione cultista, con analoghe ritualità e simbologie, tutte organizzate con metodo mafioso.

GLI ARRESTI
I 32 arrestati sono tutti accusati di aver fatto parte di due associazioni a delinquere di stampo mafioso, attive a partire dal Cara, il Centro accoglienza richiedenti asilo, di Bari, cellule autonome delle fratellanze internazionali Supreme Vikings Confraternity Arobaga e Supreme Eiye Confraternity. Le indagini hanno preso le mosse dalle denunce sporte a fine 2016 da due nigeriani ospiti del Cara, che hanno raccontato di esser stati vittime di pestaggi, rapine e tentativi di arruolamento. Molte delle violenze commesse nel centro, fra i quali anche un omicidio e uno stupro di gruppo, si ritengono proprio frutto della guerra fra clan, fra i Vikings e gli Eyie. Entrambe le gang reclutavano adepti con cruenti riti di iniziazione e commettevano violenze e rappresaglie, il cosiddetto drill, appunto, elemento più caratterizzante della metodologia mafiosa come potere di punire chi non si adeguava alle regole dell'associazione, uno stato nello Stato. «Questa notte gli taglierò le orecchie a quel Junior, si comporta male, gli farò drill», è uno dei passaggi delle intercettazioni. «Nei confronti delle donne nigeriane si sottolinea - è emersa anche la vessazione psicologica riservata a un ceto ritenuto inferiore, buono solo a soddisfare le esigenze sessuali e a produrre denaro attraverso la prostituzione. Emblematica la figura delle cosiddette blu queen, donne considerate una merce di proprietà esclusiva del gruppo degli Eyie dopo essersi sessualmente concesse ai capi e destinate a gestire, per loro conto, le giovani prostitute fatte entrare nel Cara». Una delle principali attività illecite era lo sfruttamento della prostituzione, ma non mancava anche il pizzo ai mendicanti.
Francesco Campi
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