ROVIGO - Continua l’emorragia di imprese in Polesine.
L’ANALISI
Questo quanto emerso in occasione della conferenza stampa della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo sui dati della demografia d’impresa. Un dato ancora più preoccupante è che i settori principali sono anche quelli che perdono di più: nel commercio in un anno si sono perse 148 realtà con un calo del 2,4%; nell’agricoltura, che comprende anche la pesca e che in Polesine rappresenta un quarto del totale delle imprese attive, si conta una diminuzione di 125 unità, 1,8%; nell’industria il calo è invece di 76 unità, che significa il 2,6%. In netta flessione anche le imprese attive nel settore delle costruzioni, 2,1%, le attività di alloggio e ristorazione, 2,7%, e ancor più di quelle dei trasporti, ben il 4,4%. A pagare pegno sembrano essere soprattutto le imprese artigiane, con una contrazione del 3,4% rispetto al 2021 che significa la perdita di 199 realtà nell’ultimo anno e di ben 523 rispetto al 2019.
L’altro lato della medaglia, evidenziato nel rapporto della Camera di commercio è che, a fianco anche della diminuzione delle sedi d’impresa del 2% rispetto al 2021, si segnala tuttavia una tendenza alla progressiva strutturazione delle imprese, confermata dall’aumento delle società di capitali che crescono del 3,5% e dall’incremento del 13,6% delle imprese con più di 50 addetti, tra quelle con sede legale nel Polesine.
L’ANDAMENTO
Guardando poi alla natalità ed alla mortalità d’impresa, nel periodo gennaio-dicembre 2022, va sottolineato che c’è un certo fermento, perché sono state ben 1.192 le iscrizioni di nuove imprese, in crescita del 3,8% rispetto a quelle che erano nate nel 2021. Fra i settori che dimostrano una certa vitalità, delle attività professionali, scientifiche e tecniche con 29 unità in più, che significa un 3,2%, seguito dalle attività immobiliari che crescono di 15 realtà, 1,2%, e dalle imprese del comparto istruzione che crescono di 14 unità, pari addirittura al 10,6%. Si tratta, però, di settori marginali. E va sottolineato come crescono anche le cancellazioni, escluse quelle d’ufficio, che ammontano a 1.297, sono in salita del 5,3% su base annua, che portano a un saldo negativo di 105 sedi d’impresa. Dal calo generalizzato non si sottraggono l’imprenditoria straniera, quella giovanile e quella femminile. Le imprese a conduzione straniera sono calate di 35 unità nell’ultimo anno, 1,6%, risultando 160 in meno rispetto al 2019. Ciò nonostante si nota una ripresa nell’ultimo trimestre del 2022, con una crescita di 1,1% rispetto al trimestre precedente. Dinamica analoga per le imprese giovanili che fra ottobre e dicembre sono cresciute del 3,5%, nonostante la variazione sull’anno precedente risulti pesantemente negativa, 3,2%, con una perdita di 55 unità sul 2021 e di 296 sul 2019. Per quanto riguarda le imprese femminili, fanno registrare una diminuzione del 2,2% rispetto al dicembre 2021, che significa 126 realtà in meno. Rispetto al 2019 la flessione sale a 297 imprese in meno.