Gli allagamenti in Emilia fanno paura ma secondo gli ultimi studi il Polesine è tra la zone più sicure

Venerdì 19 Maggio 2023 di Francesco Campi
Gli allagamenti in Emilia fanno paura ma secondo gli ultimi studi il Polesine è tra la zone più sicure

ROVIGO - Con un evento estremo il Polesine rischia di vedere allagato oltre il 99% del proprio territorio, il valore più alto d’Italia dopo quello della provincia di Ferrara. Un dato che fa paura, soprattutto davanti alle immagini del disastro che ha colpito la vicina Emilia Romagna. Tuttavia, questo è solo lo “scenario di scarsa probabilità”. Ovvero un qualcosa che va oltre le ragionevoli previsioni, un quadro mai verificato negli ultimi secoli, con quello che viene definito “tempo di ritorno”, ovvero l’arco temporale nel quale se ne possono verificare due analoghi, fra i 300 e i 500 anni. Certo, visto quello che sta accadendo, bisogna essere pronti a tutto, ma la prospettiva si ribalta completamente se si va a guardare, invece, lo “scenario di elevata probabilità”.

AREE NON ABITATE

In questo caso, infatti, la superficie a rischio del Polesine si riduce all’11,8%, quasi il doppio della media nazionale, pari al 5,4%, ma non fra i più elevati delle aree rivierasche. Ma, soprattutto, se si va a guardare nel dettaglio quale sia la superficie che potrebbe finire sott’acqua, si tratta sostanzialmente di aree non abitate, proprio in considerazione della loro natura. Tanto che, a fronte di un 11,8% di superficie interessata, la quota di popolazione colpita sarebbe solo l’1,6%, un dato fra i più bassi d’Italia, con la media nazionale che è infatti pari al 4,1%. Anche il numero di edifici che verrebbe coinvolto da alluvione nello scenario a maggiore probabilità è più o meno analogo, l’1,7% del totale, a fronte di una media nazionale del 4,3. Per lo scenario intermedio, invece, con tempo di ritorno tra 100 e 200 anni, la stima è di allagamenti nel 16,9% del territorio con interessamento del 3,3% della popolazione, a fronte di un medie nazionali pari rispettivamente al 10% ed all’11,5%. Non solo, ma tutto questo a fronte di un rischio frane che in Polesine è zero per tutti gli scenari. Questo quanto emerge dagli ultimi rapporti su dissesto idrogeologico e rischio alluvionale realizzati dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, confermando l’importanza del lavoro di difesa idraulica. Nel Rapporto sul dissesto idrogeologico, non a caso, c’è un intero paragrafo intitolato “L’alluvione del 1951 in Polesine tra ricordo ed esperienza”. Eppure, non più tardi di due mesi fa, quando ancora il tema era solo la siccità, l’Autorità distrettuale di bacino del fiume Po, chiedendo investimenti sulla sicurezza idrogeologica, ha evidenziato che oltre il 16% degli argini del Po è a quote potenzialmente pericolose e che, nel Delta, la percentuale arriva addirittura al 50%.

LA SICUREZZA

«Il Polesine – spiega il direttore dei due Consorzi di bonifica polesani Giancarlo Mantovani - è una delle zone più sicure dal punto di vista idraulico, perché l’attenzione e le manutenzioni costanti rendono difficile che Po e Adige possano arrivare a quote di tracimazione, anche se l’Autorità di bacino ha evidenziato che quasi metà delle arginature Delta sono sotto quota. Questo, perché sono state realizzate negli anni 70 e 80, ma da allora il nostro territorio è sceso di 40 centimetri per effetto della subsidenza. Diverso è il caso della rete minore perché garantisce la sicurezza del territorio fino a quando la pioggia ha valori normali, ma se poi piove di più, come nei giorni scorsi che abbiamo avuto circa 290 millimetri di precipitazioni, è come se in un lavandino invece che dal rubinetto si butta l’acqua con un bidone: è chiaro che lo scarico non regge e l’acqua va di fuori. Riguardo all’alto tasso di sicurezza dei nostri centri abitati, dobbiamo ringraziare la lungimiranza dei nostri nonni. Un tempo, fra l’altro, c’erano quelli che venivano chiamati “maceri”, che oggi sono ormai secchi e vengono coltivati, ma si tratta di terreni che un tempo erano acquitrinosi e che quindi sono i primi, a fronte di eventi eccezionali ad essere interessati dalle esondazioni della rete idraulica minore. Però, come dico sempre, il Polesine e sopratutto il Delta se non ci mette la mano l’uomo o la zampa la nutria hanno davvero un elevato livello di sicurezza idraulico grazie a quello che è stato fatto negli anni».
 

Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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