Astrofili polesani alla ricerca di nuovi pianeti col telescopio Cheops

Sabato 21 Dicembre 2019 di Elisabetta Zanchetta
Astrofili polesani alla ricerca di nuovi pianeti col telescopio Cheops
Da Rovigo allo spazio: l'Universo non ha più confini per Roberto Ragazzoni, tra i fondatori del Gruppo Astrofili Polesani, astrofisico rodigino che guida un progetto internazionale ambizioso: cercare esopianeti, ovvero l'esistenza di pianeti simili alla Terra al di fuori del sistema solare potenzialmente in grado di ospitare la vita. «Il telescopio spaziale Cheops è stato lanciato in orbita con successo dalla base spaziale nella Guyana francese e per tre anni avrà lo scopo di scandagliare le profondità dello spazio per individuare pianeti che abbiano una atmosfera e condizioni adatte per ospitare la vita- spiega l'esperto - Martedì l'Agenzia spaziale europea (Esa) aveva rimandato il lancio di Cheops per un problema al software del lanciatore, sospendendo il conto alla rovescia a un'ora e mezza dal decollo del satellite realizzato a Padova da una trentina di ricercatori padovani affiliati all'Osservatorio astronomico e al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università».
LANCIO IN GUYANA
Mercoledì, invece, il razzo Soyuz-Fregat che trasporta Cheops è partito regolarmente attorno alle 9.54 italiane dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana Francese. «Il satellite si è separato dal razzo poco dopo le 12.20 e ha trasmesso il primo segnale poco dopo le 13, confermando il successo dell'operazione aggiunge Ragazzoni - Cheops, lanciato nello Spazio in coppia col satellite italiano Cosmo SkyMed, studierà i pianeti extra-solari che potrebbero ospitare la vita, anche grazie al nostro telescopio».
MISSIONE AVVIATA
Roberto Ragazzoni, direttore di Inaf Padova, e Giampaolo Piotto, docente del Dipartimento, hanno mandato un video-messaggio da Kourou per confermare la partenza della missione e hanno festeggiato l'evento insieme ad altri sei colleghi padovani. Cheops aprirà la sua cover, ovvero il tappo, il prossimo 26 gennaio e dopo un periodo di verifiche scientifiche dal primo aprile comincerà a indagare. «Cerchiamo forme di vita simili alla nostra: molecole organiche complesse, processi come fotosintesi clorofilliana o metabolismo degli organismi che modificano la composizione chimica, come è successo per il pianeta Terra. Non è detto che stiamo cercando la cosa giusta, visto che ci basiamo sulla nostra esperienza terreste, da cui partiamo. Accanto a questi, che sono processi che favorirebbero la vita, vi sono elementi veri e propri da cercare, come la presenza di acqua», sottolinea Ragazzoni.
Quale sarà il senso della missione?
«La varietà dei pianeti scoperti è più vasta di quella che ci immaginavamo: ce ne sono che orbitano molto vicini al loro sole o attorno a stelle doppie, la realtà è stata più fantasiosa della letteratura fantascientifica. Sappiamo che ogni stella ha verosimilmente un gran numero di suoi pianeti aggiunge - Ora stiamo scoprendo quelli più facili da scoprire, i più pesanti, i più vicini, in un censimento che è soltanto all'inizio. I 4mila pianeti scoperti sono numericamente meno delle stelle visibili a occhio nudo. Per questo mi aspetto sorprese». Ragazzoni ricorda che di questi 4mila esopianeti c'è n'è più d'uno della dimensione giusta e nella posizione giuste per essere verosimilmente in grado di ospitare la vita, ma dobbiamo ancora conoscerne la composizione chimica nel dettaglio, come anche la loro atmosfera. Se scoprissimo tipi di vita diversi sapremmo che lo stesso concetto di vita che noi oggi abbiamo andrebbe ridefinito». «Cheops - conclude - è soprannominato il misura-pianeti: lo scopo non è tanto di trovarne di nuovi, anche se potrà accadere, quanto di misurarli, per poterne calcolare ad esempio la densità e scoprire da cosa è formato».
 
Ultimo aggiornamento: 14:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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