Pescatori in stato di agitazione: chiedono una unità di crisi per i problemi del settore

Giovedì 3 Febbraio 2022 di Anna Nani
Pescatori impegnati nella raccolta delle vongole

PORTO TOLLE - Il Consorzio pescatori del Polesine ha dichiarato lo stato di agitazione della categoria per richiedere una unità di crisi nella quale discutere alcuni temi che affliggono il comparto ittico dell’estremo Delta, e non solo. La decisione è stata presa di concerto dai 14 presidenti che compongono la struttura consortile, dopo essersi incontrati con i rappresentanti delle associazioni di categoria Legacoop Agroalimentare Pesca, FedAgripesca e Coldiretti impresa Pesca. Sul tavolo della discussione ci sono temi più o meno noti che ritornano ciclicamente a colpire settore.

A illustrare i motivi di questa presa di posizione è Luigino Marchesini, presidente del Consorzio, che parte dalla vivificazione delle lagune: «Purtroppo siamo ancora lontani dalla media di produzione dei nostri specchi acquei nei tempi d’oro, quando si arriva a produrre anche 80.000 quintali di vongole. Alcuni interventi sono partiti ma poi si sono arenati ad agosto; da quel momento continuano a proseguire a singhiozzo. Ne abbiamo parlato nel cosiddetto Tavolo delle Lagune’, convocato dalla Regione, sottolineando le problematiche legate agli scavi in Sacca di Scardovari, nella Laguna del Canarin e in quella del Barbamarco. Nonostante l’assessore regionale di competenza si sia messo a disposizione, la situazione non si smuove».

PERICOLO INSABBIAMENTO 

L’altra preoccupazione è legata all’insabbiamento della Bocca sud del Barbamarco nel porto di Pila. Dopo aver ricordato la lettera inviata dal presidente Luca Zaia al ministero delle Infrastrutture per chiedere un intervento connesso al piano “Next generation Eu”, Marchesini evidenzia: «Vorremmo essere aggiornati sulla questione ed essere coinvolti per comprendere cosa si possa fare. Vero che il clima al momento ci ha assistito, ma in caso di una mareggiata le imbarcazioni potrebbero riscontrare delle difficoltà ad uscire in mar dalla Bocca».

CONTRIBUTI IN RITARDO

Gli altri due temi riguardano i cosiddetti contributi “Acqua granda”, relativi al grave evento meteomarino che nella notte tra il 12 e il 13 novembre 2019 spazzò via il 90 per cento delle cavane della Sacca di Scardovari, ora per fortuna tornata al prcedente assetto. «Sono passati più di due anni e i nostri pescatori stanno ancora aspettando che le somme promesse siano liquidate - rileva il presidente - Eppure i capanni sono stati tutti ricostruiti con i proprietari che si sono addossati le spese e la stipula di mutui di cui stanno già pagando le rate, così come sono state presentate le rendicontazioni. C’è molta attesa perché sembrava fossero in arrivo; poi è calato il buio e non sappiamo quanto ci sarà ancora da aspettare». L’ultima questione concerne la modifica dell’articolo 40 della Legge 154 del 2016 in materia di contrasto al bracconaggio ittico che, come è stato segnalato da più parti, mette a rischio i pescatori fluviali professionisti per quella che per Marchesini “sarebbe una palese ingiustizia nei confronti di chi svolge e potrebbe svolgere in futuro questa attività con serietà”.
 

Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 01:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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