Un'altra tegola sui pescatori: concessioni aumentate del 25 per cento

Venerdì 13 Gennaio 2023 di Anna Nani
Pesca sul Delta

DELTA - Una nuova batosta è arrivata sulle imprese di acquacoltura e le cooperative di pesca che operano sul suolo demaniale con l'adeguamento dei canoni per le relative concessioni, che per il 2023 segnano un aumento del 25,15 per cento rispetto all'anno precedente.

L'Alleanza delle cooperative nell'esprimere la propria preoccupazione per il settore parla di un salasso insostenibile, con aumenti pari al più del doppio rispetto all'inflazione, che sfiora il 12%. «In base alle nuove tabelle la misura minima del canone è di 3.377,50 euro contro i 2698.75 del 2022 - evidenziano dalla Alleanza - Una corsa al rincaro partita già nel 2020 anno in cui si passà da un importo minimo di 361,89 a 2.500 euro. Occorre invertire la rotta, riducendo gli aumenti dei canoni alla luce anche del peso che devono affrontare le imprese ittiche per far fronte all'aumento dei costi energetici».


Per quanto riguarda il Delta del Po, sono interessate soprattutto le aziende che operano nei comuni di Rosolina, Porto Viro e Porto Tolle. Per l'estremo Delta, infatti, il Consorzio pescatori del Polesine, con le cooperative che lo compongono, oltre ad essere titolare dei diritti esclusivi di pesca provinciali negli specchi lagunari, detiene pure alcune concessioni demaniali per gli impianti di molluschicoltura a mare.
«Abbiamo avviato un confronto a livello nazionale con il ministero dell'Agricoltura e delle Infrastrutture, per trovare una soluzione all'aumento dei canoni marittimi», dichiara Coldiretti Veneto in merito alle segnalazioni giunte dalle aziende e dalle cooperative di Impresa pesca relativamente all'incremento dei canoni riguardanti il 2023, che si ripercuote anche sugli allevamenti di molluschi del territorio a cavallo fra le province di Rovigo, Venezia e Padova.

AUMENTI INGIUSTIFICATI
«Il servizio ecologico e sociale del settore a vantaggio della collettività è un valore che deve essere riconosciuto e sostenuto», sottolineano da Impresa Pesca. L'associazione di categoria motiva inoltre che «il calcolo formulato prende a riferimento la media del paniere Istat tra i prezzi all'ingrosso e quelli al dettaglio dell'anno scorso, quindi tra più 40% e più 9% e risulta ingiustificato se si considera che l'inflazione si aggira attualmente sul 12%».
Coldiretti Veneto quindi rimarca che «con l'impegno di rivedere questa decisione con provvedimenti ad hoc puntiamo ad assicurare migliaia di posti di lavoro in Veneto, valorizzando l'impatto zero sull'ambiente sviluppato dalla molluschicoltura. Si tratta di attività a credito di carbonio: tre tonnellate di molluschi prodotti assorbono una tonnellata di anidride carbonica, cosa che permette di regolare l'acidità del mare e delle nostre lagune. Occorre fermare questo ulteriore appesantimento degli oneri che gravano sulle ditte, in un momento già critico, che rischia di vanificare gli sforzi fatti fino a oggi per il rilancio della produzione regionale».

 

Ultimo aggiornamento: 13:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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